A Rimini c'è una piazza che cela il sacrificio di tre giovani e una storia che ancora parla
Piazza Tre Martiri di Rimini: dal foro romano al sacrificio dei Tre Martiri, un crocevia storico che conserva memoria e vita.

La Piazza Tre Martiri di Rimini è oggi un luogo elegante, animato da negozi e caffè, ma sotto le sue pietre si intrecciano duemila anni di storia. Da antico foro romano a mercato medievale, fino al teatro di un sacrificio eroico durante la Seconda guerra mondiale, questo spazio è il simbolo di come la città abbia saputo unire memoria, cultura e quotidianità. Qui ogni edificio, ogni statua e perfino ogni lampione ricorda che la piazza non è solo un luogo di passaggio, ma un crocevia della memoria collettiva.
Dal foro romano al salotto urbano dell’Emilia Romagna
Fin dall’epoca antica, l’attuale piazza fu il foro della colonia di Ariminum, nata nel 268 a.C. all’incrocio della via Flaminia e della via Emilia. Questo incrocio, il punto più vitale della città, divenne il cuore della vita politica e commerciale romana. In epoca medievale, la piazza si trasformò in “piazza delle erbe”, un vivace mercato dove si vendevano spezie, stoffe e cereali, mentre giullari e musici animavano le giornate dei riminesi.
Con il passare dei secoli la piazza si arricchì di monumenti: la Torre dell’Orologio del XVI secolo, il piccolo Tempietto di Sant’Antonio costruito per ricordare il celebre miracolo eucaristico, e la statua di Giulio Cesare, che rievoca il suo discorso pronunciato dopo il passaggio del Rubicone. Oggi questa commistione di epoche fa di Piazza Tre Martiri un libro di storia a cielo aperto, capace di raccontare in pochi metri quadrati l’anima di Rimini.
Il sacrificio dei Tre Martiri
Il 16 agosto 1944 la piazza divenne teatro di uno degli episodi più drammatici della Resistenza. Tre giovanissimi partigiani — Mario Capelli (23 anni), Luigi Nicolò (22) e Adelio Pagliarani (19) — furono impiccati dalle truppe naziste come punizione esemplare per i sabotaggi compiuti contro l’occupazione. Torturati e costretti a confessare, rifiutarono di tradire i compagni e affrontarono la morte a testa alta.
La popolazione di Rimini, attonita e terrorizzata, assistette al tragico evento che si consumò proprio nel cuore della città. Subito dopo la guerra, il luogo cambiò nome: da Piazza Giulio Cesare divenne Piazza Tre Martiri, in onore di quei ragazzi che scelsero la libertà al prezzo della vita. Ancora oggi, tre faretti inseriti nella pavimentazione ricordano il punto esatto dell’esecuzione, trasformando un luogo di vita quotidiana in un monumento permanente al coraggio