A San Clemente buon cibo più "filosofia" diventano "Cucina Narrativa"

Vive a San Clemente ed opera tra Ravenna e Fano Paolo Torno, Consulente in Filosofia Integrata, Mediatore Zooantropologico ed Educatore Sociale 

A cura di Redazione
06 dicembre 2023 10:03
A San Clemente buon cibo più "filosofia" diventano "Cucina Narrativa" - Repertorio
Repertorio
Condividi

 Che cos’è esattamente la “Cucina Narrativa”? Per rispondere a questa domanda dobbiamo chiedere a Paolo Torno, Consulente in Filosofia Integrata, Mediatore Zooantropologico ed Educatore Sociale (originario di Legnano), che vive a San Clemente e lavora tra Ravenna e Fano e, ora, anche “Cuoco Emozionale-Narrativo”.

“Trovare la via media, l’equilibrio, passa dal saper riscoprire i propri ingredienti. Alcuni avranno necessità di essere lavorati, altri avranno un tempo di cottura diverso o vogliono lievitare un po’ di più, prima che la ricetta sia pronta – racconta Torno -.Mettere la mani in pasta… letteralmente permette di ritrovarsi, scegliere cosa scartare, cosa valorizzare e tornare a sentire il gusto, il proprio tempo e spazio anche nella quotidianità. 

I servizi che offro in questa attività sono nati dalla mia formazione come educatore per minori, mediatore zooantropologico, i diplomi come cuoco Vegan, i percorsi in Musicoterapia e la Laurea in Filosofia Integrata integrata – spiega Torno -.Offro il mio servizio attraverso ritiri esperenziali, dove cucino, suono e creo storytelling, sostenendo il passaggio, crescita della persona, oppure lavorando sul singolo. Nelle famiglie porto sia la cucina emozionale (cene al buio per esempio), come momento gastronomico e di leggerezza  in cui cucino e creo l’evento o in forma laboratoriale coinvolgendo gli ospiti, creando insieme a loro un momento di condivisione.

Paolo Torno
Paolo Torno

O portando la mia idea di cucina narrativa: un’esperienza di ascolto, in cui emerge la propria idea di equilibrio personale per vivere bene nelle quotidianità, in piccole pratiche di presenza: In questo percorso adatto ad adulti, minori e famiglie, la persona diventa “paziente” e quindi medico di se stesso, trovando la propria “ricetta”. I laboratori, percorsi ed esperienze sono strutturati per bambini “pasticciarte”, ragazzi e adulti “semplice come la farina”, famiglie “i racconti della tavola” o  alle mamme super indaffarate “mamma come fai a far tutto”.

Spesso lavoro nelle dinamiche familiari con soggetti fragili e ritiri sociali o con centri olistici, nelle scuole con percorsi di Circle time, storytelling e attività teorica-pratica sulla sacralità del cibo nella storia, nei centri anziani o per disabilità – sottolinea Torno -.Il tutto è tarato in base alla necessità del cliente, all’ascolto nella fase conoscitiva, possibilmente davanti ad una tazza di tè”. -conclude Torno. 

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Altarimini sui social