Assenze anomale e merce che scompare in azienda riminese
L’investigazione aziendale come strumento per riportare le decisioni su dati oggettivi e verificabili
Assenze anomale che si ripetono, ammanchi di merce difficili da spiegare, concorrenza sleale interna o esterna, uso improprio di informazioni riservate, episodi isolati che, se non chiariti, finiscono per compromettere il clima di lavoro e la fiducia tra colleghi. Sono queste le situazioni che più spesso spingono le aziende a chiedere supporto a servizi di investigazione aziendale. Non fatti eclatanti, ma problemi quotidiani che, se lasciati senza risposta, rischiano di diventare strutturali.
Nella maggior parte dei casi non si tratta di “trovare un colpevole”, ma di evitare che i sospetti prendano il sopravvento sui fatti. Decidere sulla base di voci, impressioni o tensioni interne espone le imprese a errori, contenziosi e scelte sbagliate. L’investigazione privata, se condotta con metodo e nel rispetto delle regole, serve invece a riportare la gestione su un terreno oggettivo, fatto di riscontri e dati verificabili.
«Un’indagine fatta bene non crea tensioni, le riduce», spiega Alessandro Giuliani, direttore di Abax Investigazioni. «Le aziende non possono permettersi decisioni impulsive, ma nemmeno possono ignorare problemi che si ripetono nel tempo. Servono elementi concreti per capire cosa sta succedendo davvero».
Un esempio emblematico arriva da un caso seguito di recente nel territorio di Rimini. Un’azienda del settore servizi e forniture, caratterizzata da forte stagionalità e ritmi operativi intensi, da mesi registrava ammanchi ricorrenti. La merce risultava regolarmente spedita, ma non arrivava mai completa a destinazione. Il danno economico cresceva, ma a preoccupare maggiormente era il clima interno, ormai segnato da sospetti diffusi e accuse incrociate tra reparti.
L’intervento investigativo è partito da una scelta precisa: non individuare subito un responsabile, ma capire dove e come si generava la discrepanza. Attraverso l’analisi della documentazione, la ricostruzione dei flussi di merce e osservazioni mirate in momenti specifici, è emerso uno schema ricorrente. Non un episodio isolato, ma una combinazione di turnazioni e procedure che rendeva possibile l’irregolarità senza che fosse immediatamente evidente.
L’esito dell’indagine ha portato alla redazione di un dossier chiaro e documentato, che ha consentito all’azienda di intervenire in modo proporzionato: revisione delle procedure, rafforzamento dei controlli nei punti critici e azioni mirate, evitando generalizzazioni e tutelando i lavoratori estranei ai fatti.
«Spesso il problema non è solo chi sbaglia, ma il sistema che lo consente», sottolinea Giuliani. «Quando una procedura ha delle falle, qualcuno prima o poi le sfrutta. Il nostro lavoro serve a far emergere i fatti e a chiudere quei punti deboli».
Un approccio che tutela anche chi lavora correttamente. In assenza di riscontri oggettivi, i sospetti si allargano e il clima peggiora. Al contrario, riportare tutto sui fatti permette di ristabilire fiducia e chiarezza. Perché, soprattutto nel mondo del lavoro, decidere senza dati è sempre la scelta più rischiosa.
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