Bonus anziani dal Governo, arrivano critiche: "presa in giro: a Rimini poche decine di beneficiari"

Spi Cgil Rimini all'attacco, critiche alla Prestazione Universale per gli anziani fragili

A cura di Riccardo Giannini Redazione
10 gennaio 2025 12:45
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“In Emilia-Romagna, su 345 mila persone non autosufficienti, i possibili percettori saranno appena 1.530; altro che prestazione universale, è una presa in giro”. Così Roberto Battaglia, segretario generale della Spi Cgil Rimini.

Dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 entrerà in vigore una fase sperimentale della cosiddetta “Prestazione Universale” (PU) mirata a fornire sostegno alle persone anziane non autosufficienti. Ma, spiega la Spi Cgil Rimini, “i limiti strutturali e di finanziamento della PU mettono in discussione la reale efficacia della misura”.

La Prestazione Universale è rivolta a persone con almeno 80 anni di età, un valore ISEE socio-sanitario inferiore a 6.000 euro e un bisogno assistenziale riconosciuto come gravissimo, secondo criteri che saranno definiti da un decreto ministeriale atteso a breve. I destinatari devono inoltre essere titolari dell’indennità di accompagnamento o possedere i requisiti per ottenerla.

Il beneficio si articola in due componenti: una quota monetaria fissa corrispondente all’indennità di accompagnamento e una seconda quota integrativa, pari a 850 euro mensili, finalizzata a coprire i costi del lavoro di cura o l’acquisto di servizi assistenziali presso il domicilio. Il supporto sarebbe dunque concepito per favorire la permanenza degli anziani nelle proprie case, remunerando il lavoro di cura svolto da personale qualificato o, in alternativa, acquistando servizi di assistenza.

Spi Cgil Rimini: risorse insufficienti e criteri troppo selettivi

In Emilia-Romagna, su 345 mila persone non autosufficienti, le persone con oltre 80 anni di età con assegno di accompagnamento sono 65.875 ma i possibili percettori, secondo i criteri decisi dal Governo, saranno appena 1.530, stimabili in poche decine nella sola provincia di Rimini.

“Si tratta perciò dell’ennesimo provvedimento “bandiera” volto solo a fare propaganda, che dietro all’altisonante denominazione di universale nasconde l’incapacità di rispondere a un problema che sta diventando insostenibile per le famiglie: la non autosufficienza”, attacca Battaglia.

Secondo le proiezioni del sindacato, il fondo annuale è fissato a 250 milioni di euro, una somma che “secondo le stime dello stesso Governo dovrebbe coprire solo 25.000 beneficiari a livello nazionale”. “Questo significa – argomenta Battaglia – che su circa 4 milioni di anziani non autosufficienti, meno dell’1% (lo 0,60% circa) potrà effettivamente usufruire di questa forma di sostegno”.

Inoltre, aggiunge, “salvo modifiche alla norma, chi avrà diritto alla prestazione “universale” dovrà rinunciare ad eventuali altri contributi locali o regionali”.

In conclusione, chiosa la Spi Cgil, “è un provvedimento che di fatto nega un diritto che dovrebbe essere davvero universale, disattendendo la Legge sulla non autosufficienza e una norma inadeguata che giocando con le parole si fa beffe di un’ampia platea di famiglie, che rimarranno amaramente a bocca asciutta”.

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