Capodanno di sangue a Villa Verucchio: emergono nuovi elementi sulla morte di Abdallah Sitta
Legittima difesa, ma i familiari stanno valutando se opporsi

Emergono nuovi particolari sul tragico Capodanno di Villa Verucchio, dove Abdallah Abd Hamid Sitta, 23enne egiziano, è stato ucciso dal luogotenente dei carabinieri Luciano Masini. Il militare ha sparato durante un’aggressione in cui il giovane aveva già accoltellato quattro persone. Secondo la relazione di servizio, Sitta – dopo essersi inizialmente fermato – si sarebbe improvvisamente lanciato contro Masini, costringendolo a sparare anche in direzione del corpo, dopo aver già esploso colpi a terra e alle gambe.
La Procura della Repubblica ha ritenuto l’azione legittima difesa e ha chiesto l’archiviazione dell’indagine, ma i familiari – rappresentati dal cugino, unico parente in Italia – stanno valutando se opporsi.
Intanto, dagli atti dell’inchiesta emergono ulteriori elementi sulla fragilità psichica del giovane. Sitta soffriva di ansia, insonnia e comportamenti ossessivi, ed era stato seguito dai servizi psichiatrici dell’Ausl Romagna pochi mesi prima della tragedia. Nonostante gli fossero stati prescritti dei calmanti, risulta che non li assumesse. Gli esami tossicologici effettuati dopo la morte hanno escluso l’uso di droghe o farmaci la notte dei fatti, ad eccezione di una traccia non attiva di cannabinoidi, segno di un uso sporadico di hashish in passato.
Il giovane, ospite di una struttura di accoglienza, stava vivendo un momento di forte disagio: aveva perso il lavoro, la permanenza nella struttura stava per concludersi, ed era sfumato anche un progetto di matrimonio in Egitto. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, avrebbe manifestato agli amici l’intenzione di farsi rimpatriare, arrivando a credere che un reato potesse costringere le autorità italiane a espellerlo.