Confesercenti Rimini: "Economia ferma: Pil a crescita zero, consumi deboli e incertezze per il 2025"

Segnali meno dinamici" dice Vagnini "arrivano pure dal mercato del lavoro, con l’occupazione stabile che potrebbe riflettere la crescita zero in atto".

A cura di Grazia Antonioli Redazione
31 gennaio 2025 11:27
Confesercenti Rimini: "Economia ferma: Pil a crescita zero, consumi deboli e incertezze per il 2025" - Fabrizio Vagnini
Fabrizio Vagnini
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“L’economia italiana è ferma: secondo i dati Istat nell’ultimo trimestre del 2024 la variazione del Pil è stata nulla, come già era avvenuto nel terzo trimestre.” così in una nota stampa Fabrizio Vagnini Presidente Confesercenti provinciale Rimini “Le prospettive per il 2025 non lasciano al momento intravedere la possibilità di un’accelerazione significativa e anche gli obiettivi di crescita attesi dal Governo dell’1,2% nell’anno in corso non saranno raggiunti.”
“L’attività economica” continua Vagnini “è infatti bloccata sui livelli dello scorso giugno e nella media del 2024 il Pil risulta aumentato appena dello 0,5%, la metà di quanto previsto dall’esecutivo nella Nota di aggiornamento. Segnali meno dinamici arrivano pure dal mercato del lavoro, con l’occupazione stabile che potrebbe riflettere la crescita zero in atto.

Anche la spesa delle famiglie nell’ultimo trimestre dell’anno ha registrato un lieve decremento su base congiunturale (-0,1%) e nel complesso l’aumento rispetto al 2023 si sarebbe arrestato a 6,5 miliardi (+0,6%). Un incremento significativamente inferiore a quello del potere d’acquisto, aumentato lo scorso anno del 2,8%, ma che le famiglie hanno prevalentemente destinato al risparmio.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita per il 2024, sebbene atteso, rischia di condizionare negativamente gli interventi previsti dall’agenda economica del governo, a partire dal completamento della riforma fiscale, che riteniamo indispensabile per sostenere, anche nei prossimi anni, la ripartenza dei consumi.

Vi sono infine rinnovate preoccupazioni per le tensioni sui mercati energetici: se le quotazioni internazionali dovessero restare quelle correnti, l’impatto sui prezzi al consumo costringerebbe le famiglie a rinunciare a 2,1 miliardi di spesa. In queste condizioni l’aumento dei consumi si fermerebbe anche nel 2025 allo 0,6%.”

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