Dalle origini alla nascita di un grande museo: il tesoro bolognese che racchiude un capolavoro inaspettato

La Pinacoteca Nazionale di Bologna, tesoro dell’Emilia Romagna, custodisce otto secoli di arte e un sorprendente capolavoro di Raffaello.

A cura di Redazione
04 ottobre 2025 18:00
Dalle origini alla nascita di un grande museo: il tesoro bolognese che racchiude un capolavoro inaspettato - Foto: I, Sailko/Wikipedia
Foto: I, Sailko/Wikipedia
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La Pinacoteca Nazionale di Bologna è uno scrigno unico dell’Emilia Romagna, un luogo che custodisce capolavori che attraversano otto secoli di storia dell’arte italiana. Non è solo un museo, ma un viaggio dentro la pittura dal Medioevo al Barocco, dove ogni sala rivela una sorpresa e dove si trova un’opera che, ancora oggi, lascia increduli persino i critici più esperti.

Dalle origini alla nascita di un grande museo

La Pinacoteca ha origini antiche: già nel 1762 l’Accademia Clementina decise di raccogliere e preservare le opere d’arte che rischiavano la dispersione dopo le soppressioni degli ordini religiosi. Nel 1808, con la dominazione napoleonica, molti dipinti provenienti da chiese e conventi bolognesi confluirono in questa collezione, dando vita a un nucleo museale di valore straordinario.

L’attuale sede, nel complesso dell’ex noviziato gesuitico di Sant’Ignazio, venne inaugurata nel 1885 e continua a rappresentare il cuore dell’arte bolognese. Qui il visitatore incontra non solo l’evoluzione della pittura in Emilia, ma anche una panoramica sull’intero sviluppo della pittura italiana, resa ancora più preziosa da capolavori unici.

I capolavori che raccontano otto secoli di pittura

Passeggiare nelle sale della Pinacoteca significa attraversare una storia lunga otto secoli. La sezione medievale conserva opere di Vitale da Bologna, di Giotto e della sua scuola, fino ai raffinati polittici tardogotici. Ma è nel Rinascimento che la collezione raggiunge il suo apice, con i nomi che hanno reso grande l’Emilia e l’Italia intera: Francesco Francia, Lorenzo Costa, Amico Aspertini.

Non mancano i giganti: la celebre Estasi di Santa Cecilia di Raffaello Sanzio, un dipinto che da solo vale la visita, e che trasforma la sala in un luogo di pellegrinaggio culturale. Accanto, le opere dei Carracci e della loro scuola raccontano la rivoluzione barocca nata proprio a Bologna, città che seppe guidare una nuova stagione della pittura europea. Tra Guido Reni, Guercino e Domenichino, ogni sala è un susseguirsi di colpi di scena artistici.

Un segreto che sorprende ancora oggi

Se tutti conoscono i nomi altisonanti, non tutti sanno che tra le opere meno celebrate si cela una rarità sorprendente: un frammento di affresco staccato attribuito a Giotto, proveniente dalla chiesa di Mezzaratta. È un dipinto che testimonia il passaggio del maestro toscano in Emilia, una presenza che ha lasciato tracce profonde nell’arte bolognese. Questo piccolo tesoro, esposto accanto a opere di grandi maestri locali, è uno dei segreti più affascinanti del museo, capace di raccontare come Bologna fosse crocevia di culture e innovazioni.

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