Dove la natura e la storia si incontrano: c'è un querceto medievale in Emilia che nasconde più di quanto pensi

Scopri il Bosco di Scardavilla a Meldola: il querceto antico con ruderi medievali e curiosità sulla misteriosa “Grotta dei Monaci”.

A cura di Redazione
03 agosto 2025 14:00
Dove la natura e la storia si incontrano: c'è un querceto medievale in Emilia che nasconde più di quanto pensi - Immagine di fantasia: jplenio1/freepik
Immagine di fantasia: jplenio1/freepik
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Il Bosco di Scardavilla, situato a poca distanza dal centro storico di Meldola, rappresenta uno degli ultimi esempi intatti di querceto misto dell’Appennino romagnolo, oggi considerato un reperto ecologico e storico di inestimabile valore. Esteso per quasi 30 ettari, il bosco si sviluppa su terreni ghiaiosi e sabbiosi, risultato di antichi fenomeni alluvionali postglaciali. Questo mosaico ambientale è stato riconosciuto come area protetta dal 1991 ed è oggi inserito nella rete europea Natura 2000, sotto la tutela dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Romagna.

La sua origine medievale è attestata da una preziosa testimonianza: l’esistenza di un monastero camaldolese risalente almeno al 1225, i cui ruderi sono tuttora visibili e si confondono con il sottobosco, restituendo al visitatore un’atmosfera sospesa nel tempo. L’area, un tempo frequentata da eremiti e monaci, è rimasta per secoli intatta e inaccessibile, garantendo la conservazione di ecosistemi forestali autoctoni oggi pressoché scomparsi altrove.

Al suo interno predominano querce, cerri, carpini neri e roverelle, accompagnati da esemplari di acero campestre, nespolo, biancospino e sorbo torminale. Questo complesso vegetazionale è tipico dei boschi acidofili montani, caratterizzati da terreni decalcificati e ricchi di humus, ideali per lo sviluppo di miceli e flora erbacea rara. La diversità botanica è impressionante: in primavera il sottobosco esplode di anemoni, viole selvatiche, epatiche e muschi relicti, che attraggono studiosi e botanici da tutta la regione.

Un querceto medievale tra ruderi e freschezza

All’interno dei 24 ettari più antichi, la fauna selvatica trova rifugio in un ecosistema stabile e silenzioso. È possibile osservare tassi, faine, scoiattoli, ghiri, istrici, e uccelli come l’upupa, la ghiandaia, il picchio rosso maggiore e la poiana, spesso avvistabile tra le fronde più alte. La rete di sentieri naturalistici è curata e segnalata, con pannelli esplicativi che illustrano non solo la biodiversità, ma anche le peculiarità geologiche dei suoli, originati da paleoconoidi: antichi depositi alluvionali formatisi in epoca post-glaciale.

Oltre alla straordinaria componente ambientale, il bosco conserva una memoria architettonica e spirituale: i ruderi dell’antico monastero sono ben visibili, seppur parzialmente coperti da edera e vegetazione spontanea. Un tempo, queste mura ospitavano monaci in cerca di isolamento, studio e preghiera. L’effetto oggi è quasi mistico: pietre secolari coperte di muschio tra alberi altissimi e il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli. Un’esperienza al tempo stesso intima e maestosa, che fonde paesaggio e storia.

Progetti, curiosità e la grotta dei monaci

Negli ultimi anni, il bosco è diventato centro per l’educazione ambientale e sede di progetti eco-didattici rivolti a scuole, famiglie ed escursionisti. Tra le attività organizzate figurano passeggiate botaniche, incontri divulgativi e percorsi sensoriali a tema stagionale, promossi dal Museo Civico “Mirco Bravaccini” e da numerose realtà associative locali. Uno degli itinerari più suggestivi collega i due nuclei storici: Scardavilla di Sopra, dove sorge una chiesa settecentesca restaurata, e Scardavilla di Sotto, ormai immersa completamente nella vegetazione arborea.

Il percorso culmina nella visita a una singolare cavità naturale, nota come la Grotta dei Monaci: un anfratto scavato nella collina, secondo la tradizione usato dai religiosi per momenti di ritiro, meditazione o come rifugio durante le incursioni di predoni e briganti. La grotta, a temperatura costante, rappresenta anche un importante microhabitat per specie cavernicole e oggetto di studio da parte di biospeleologi.

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