Due lavoratori, stesso licenziamento ma risarcimenti opposti: il Jobs Act nel mirino della Cgil di Rimini
Due lavoratori licenziati con trattamenti diversi per il Jobs Act: Cgil all'attacco

Licenziati insieme, ma con un trattamento diverso a causa del Jobs Act. È questo il paradosso evidenziato dalla Cgil di Rimini nel raccontare il caso di due lavoratori della mitilicoltura, licenziati contemporaneamente nel 2019 dalla stessa azienda agricola.
A dividerli, però, non è stato il merito della vicenda ma una data: il 7 marzo 2015, quella dell’entrata in vigore del Jobs Act, la riforma che ha cambiato profondamente le tutele dei lavoratori licenziati senza giusta causa.
Il caso era stato già reso pubblico nel 2021, quando il Tribunale di Rimini aveva riconosciuto l’illegittimità dei licenziamenti, ma con due esiti molto diversi. Il primo lavoratore, assunto dopo il 7 marzo 2015 e dunque sottoposto alle nuove regole del Jobs Act, ha ottenuto appena 6 mensilità come risarcimento: circa 13.000 euro.
Il secondo, assunto prima di quella data e dunque tutelato dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nella sua formulazione originaria, ha affrontato un lungo iter giudiziario – Corte d’Appello e infine Cassazione – che si è concluso con la possibilità di scegliere tra reintegra nel posto di lavoro o indennizzo. Ha scelto la seconda opzione, ottenendo 27 mensilità, pari a circa 61.400 euro.
“Due lavoratori, stessa azienda, stesso licenziamento, ma risarcimenti radicalmente diversi: un’ingiustizia che nasce da una legge sbagliata, non da errori giudiziari – attacca la Flai Cgil – e il Jobs Act ha reso più facile per le aziende sbarazzarsi dei lavoratori scomodi, riducendo la portata delle sanzioni e togliendo valore deterrente alla legge”.
Il sindacato denuncia che con le attuali norme “licenziare illegittimamente un dipendente può costare all’impresa solo qualche migliaio di euro, ammesso che il giudice riconosca l’illegittimità del licenziamento”. Una prospettiva che, econdo la Cgil, “mina il diritto alla stabilità del lavoro e rende i lavoratori più ricattabili”.
Per questo la Cgil rilancia la sua battaglia politica e giuridica, invitando i cittadini a sostenere il referendum abrogativo (8-9 giugno) Uno dei cinque quesiti promossi dal sindacato mira proprio a cancellare la parte del Jobs Act che ha modificato l’articolo 18, restituendo il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo.
“Non si tratta solo di numeri – conclude la nota del sindacato – ma del principio di giustizia sul lavoro. Restituire il diritto alla reintegra significa ridare dignità ai lavoratori e serietà alle regole.”