Gianfreda: “Emergenza casa ignorata dallo Stato, tutto il peso sui Comuni”
L’assessore ai Servizi sociali di Rimini: “Senza una strategia unitaria, i territori restano soli a fronteggiare una piaga sociale”

L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda, commenta tre notizie recenti che fotografano chiaramente il caos delle politiche abitative in Italia: i ritardi del Piano Casa nazionale, l’inefficacia del Superbonus nel creare nuovi alloggi e il piano virtuoso da 300 milioni lanciato dalla Regione Emilia-Romagna. Gianfreda denuncia l’assenza di una strategia nazionale e il continuo scarico di responsabilità sugli enti locali, mentre la domanda di case cresce in tutte le città. “Serve una vera politica della casa, condivisa e strutturata, non soluzioni tampone o giochi politici di rimpallo”, afferma.
La nota stampa dell'assessore Gianfreda
Tre notizie, di varia provenienza, che sintetizzano bene il problema dell'emergenza abitativa su tutto il territorio italiano. La prima è questa 'Piano casa Italia in ritardo. L'attuazione è ancora lontana'. In buona sostanza, a causa del ritardo dei provvedimenti operativi, non si riescono ancora a spendere i 660 milioni di euro dello Stato per il finanziamento di housing sociale nelle città. Seconda notizia: Superbonus, spesi 70 miliardi di euro senza spinta extra per il PIL. In soldoni dei 186 miliardi di euro che sono stati spesi tra il 2020 e il 2023 per i Superbonus edilizi (110 e facciate) circa il 38 per cento, vale a dire 70 miliardi di euro, sarebbe stato comunque affrontato dai contribuenti anche senza gli sconti extrasize. Terza notizia: al via il Piano della Regione Emilia Romagna da 300 milioni per azzerare gli alloggi pubblici sfitti e assegnarli a lavoratrici e lavoratori.
Tre notizie delle ultime 24 ore che, messe in fila, raccontano molto dei problemi e delle criticità che impediscono da anni al Paese di aggredire con successo il tema dell'emergenza abitativa. Da una parte i ritardi procedurali e allo stesso tempo gli sprechi di risorse pubbliche in interventi palliativi che non sono stati capaci di aumentare di una unità la disponibilità di alloggi in Italia; dall'altra il tentativo di porre rimedio al problema a livello locale, con azioni sicuramente straordinarie e meritorie (basta dare un'occhiata alle cifre. 660 milioni per tutto il Paese e 300 milioni resi disponibili dalla sola Emilia Romagna... l’Assessore Paglia a mio avviso sta lavorando molto bene), ma che avrebbero bisogno di muoversi e integrarsi in una politica della casa nazionale per incrementarne il positivo impatto e l'efficacia. Il bisogno reale è di ben altra misura.
In questo quadro caotico, confuso, farraginoso stanno le città italiane, tutte le città, grandi e piccole. Alle prese ogni giorno con una domanda di spazi abitativi che proviene un po' da tutte le categorie, domanda che è destinata ad aumentare viste anche le condizioni economiche degli italiani che, tra inflazione, stipendi stagnanti, costi in aumento dell'energia, faticano a mettere insieme i soldi per un qualsiasi affitto. È una vera e propria piaga sociale.
Si discute spesso di burocrazia, di farraginosità dei livelli istituzionali ma di fondo probabilmente resta, amarissima, la considerazione che chi lo dovrebbe fare non collabora insieme al presunto avversario politico o economico o sociale. Lo Stato, i Governi, e non da oggi, paiono unicamente interessati a nascondere il problema sotto la polvere, preferendo scaricare sui livelli locali i costi, gli oneri, i drammi di quella che dovrebbe essere considerata una reale emergenza nazionale.
Evidentemente così non è per tutti.