Il barbiere di Siviglia apre la stagione del Galli con un doppio sold out
L’allestimento del Maggio Musicale Fiorentino firmato da Damiano Michieletto porta in scena l’ironia e la leggerezza di Rossini in chiave moderna
Con Il barbiere di Siviglia in scena venerdì 7 novembre (ore 20) - replica domenica 9 (ore 15.30) – il Teatro Galli continua il viaggio nell’universo comico rossiniano avviato gli scorsi anni e proponendo per questa stagione il suo titolo più celebre in un allestimento del Maggio Musicale Fiorentino firmato da Damiano Michieletto, geniale enfant terrible della regia teatrale. Alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana il Maestro Manlio Benzi, a dirigere uno spettacolo dall’impronta innovativa, che rinuncia al tradizionale impianto scenografico per restituire all’opera buffa per eccellenza di Rossini una sua inesauribile vena di leggerezza.
Leggendariamente composto in una dozzina di giorni, Il barbiere di Siviglia va in scena per la prima volta al Teatro Argentina di Roma il 20 febbraio 1816. L’esito della serata, uno dei fiaschi più clamorosi della storia (forse organizzato dagli ammiratori di Giovanni Paisiello contrariati di vedere il giovane musicista alle prese con un soggetto già affrontato dall’anziano Maestro), amplifica l’inarrestabile popolarità di questo capolavoro.
Un Barbiere frizzante che inizia come un viaggio in treno, annunciato dall’altoparlante: un modo allegro di viaggiare “attraverso” l’opera di Rossini, richiamando i luoghi e le situazioni con la fantasia. Costumi evocativi e bizzarri – firmati per l’occasione da Carla Teti - e colori accesi rendono i personaggi delle caricature, quasi fossero personaggi legati alla Commedia dell’Arte: Don Basilio è verdissimo con capelli lunghi, unti, naso adunco, tutto verde d'invidia come un serpente (o meglio, un basilisco); Figaro ha capelli che alludono a orecchie volpine e baffi, mentre don Bartolo, tutto in bianco, assomiglia a un panciuto bulldog che guarda geloso Rosina, vestita di rosso come il suo amante Lindoro.
L'assenza di scene vere e proprie concentra tutta l'attenzione sulle gag comiche e le gestualità curate, ma soprattutto sulla voce e sulla musica, regine indiscusse dell'opera rossiniana. Questa assenza aiuta inoltre a sottolineare anche i lati più cinici di questo dramma buffo, di cui comunque emerge pur sempre il lato scherzoso e giocoso: le ‘trovate’ sul palcoscenico si rincorrono con naturalezza e inventiva crescente, così da non lasciare mai un momento di pausa nel gioco teatrale.
Doppia replica sold out.
15.5°