In Emilia c'è una Rocca che fu residenza segreta di Mussolini: ecco dove si trova e come si chiama
Scopri la Rocca delle Caminate, tra Meldola e Forlì: residenza segreta di Mussolini, resti medioevali e storia mozzafiato.

La Rocca delle Caminate sorge a 356 metri di altitudine su uno sperone roccioso che separa le valli del Rabbi e del Bidente, nel cuore dell’entroterra forlivese tra i comuni di Meldola e Predappio, in Emilia Romagna. La sua posizione strategica ha fatto di questo luogo un punto di osservazione naturale sin dai tempi più remoti. Si presume che già in epoca romana esistesse un castrum militare in loco, poi trasformato nei secoli in una vera e propria fortezza feudale. La prima menzione certa della rocca risale all'XI secolo, ma la sua storia architettonica è segnata da almeno cinque distruzioni e ricostruzioni, che ne fanno uno degli edifici più travagliati della Romagna. Fu contesa da potenti casate: i Belmonti, gli Ordelaffi, i Malatesta, e persino i Visconti, alternandosi tra ruolo militare, prigione nobiliare e residenza.
Dopo un lungo declino nei secoli successivi, e il colpo di grazia inflitto dal terremoto del 1870, l’edificio restò in rovina fino al 1924, quando fu selezionato per un ambizioso progetto politico-architettonico. Ricostruita quasi interamente tra il 1924 e il 1927 sotto la direzione degli architetti Romolo Baccarini e Florestano Di Fausto, la Rocca fu reinterpretata in chiave neomedievale con influssi razionalisti e retorici, secondo i canoni estetici del fascismo. Il progetto si inseriva nel programma propagandistico del regime, che voleva “riportare alla luce” simboli della potenza passata per consolidare il presente. La Rocca venne quindi destinata a diventare la residenza estiva ufficiale di Benito Mussolini, collegata idealmente a Predappio, suo paese natale. Sulla sua torre venne installato un faro tricolore rotante, visibile fino a 60 chilometri di distanza, acceso esclusivamente durante la presenza del Duce: un segnale chiaro, visibile da tutta la Romagna, della sua permanenza in zona.
Un baluardo medievale tra le valli di Forlì
La struttura medievale, prima della sua reinterpretazione fascista, aveva già avuto un ruolo di rilievo nel contesto geo-politico dell’Appennino romagnolo. Dall’anno Mille in poi, la Rocca fungeva da punto di controllo sui transiti lungo la dorsale che univa la Toscana alla pianura padana, ed era anche un luogo di imposizione fiscale e di dogana su merci e viaggiatori. Secondo le fonti, il toponimo “Caminate” potrebbe avere due spiegazioni: derivare dai camminamenti di ronda (le vie di pattugliamento all’interno delle mura) oppure dai numerosi caminetti presenti negli ambienti interni, rari per l’epoca e simbolo di una residenza di rango superiore.
Nel Quattrocento, la Rocca fu anche usata come carcere politico per dissidenti e oppositori locali. Le sue mura resistettero a numerosi assedi, grazie anche alla posizione isolata e difficile da espugnare. Dopo secoli di alterne vicende, con la decadenza delle signorie locali e il passaggio al potere pontificio, la Rocca perse lentamente la sua funzione difensiva, fino a essere abbandonata. Il terremoto del 1870 ne accelerò il degrado strutturale, lasciando solo ruderi tra le sterpaglie fino agli anni ’20 del Novecento.
Mussolini, il faro e la rocca del fascismo
Nel 1927, su impulso del governo fascista, la Rocca venne ufficialmente donata a Benito Mussolini come “regalo della Romagna”. La ristrutturazione fu finanziata attraverso il Prestito Littorio, una sottoscrizione patriottica che coinvolse enti pubblici e cittadini. Gli ambienti interni furono ridisegnati dall’architetto Guido Malagola Cappi, con arredi sobrii ma solenni, un grande salone per ricevimenti ufficiali, biblioteche, alloggi di servizio e una terrazza panoramica. Il simbolo più iconico restò il faro rotante a luce tricolore, un apparato tecnologico avanzato per l’epoca, azionato da una centrale elettrica autonoma.
Proprio in questa rocca, nel marzo 1933, Mussolini firmò il famoso “Patto a quattro” tra Italia, Germania, Francia e Regno Unito. Qui, nel settembre 1943, si svolse anche il primo consiglio dei ministri della Repubblica Sociale Italiana, dopo la liberazione di Mussolini da Campo Imperatore. Dopo la caduta del fascismo, la Rocca fu abbandonata e vandalizzata: arredi, documenti, libri e opere d’arte andarono dispersi o bruciati.
Fu acquistata dalla Provincia di Forlì nel 1971, e negli anni 2000 è stata parzialmente restaurata e riaperta, con spazi destinati a convegni, ricerca storica e visite guidate. Il faro, simbolo ingombrante del passato, è rimasto spento per decenni, anche se nel 2017 si è accesa una polemica sul suo possibile ripristino per finalità turistiche, scatenando un acceso dibattito tra valorizzazione storica e rischio di strumentalizzazione ideologica.