Modello 730, da semplificato a maratona burocratica: il sindaco di Rimini sottolinea il paradosso

In 33 anni il modello è passato da 5 a 19 pagine e le istruzioni hanno toccato quota 168. “Così l’Italia allontana investitori e sviluppo”

A cura di Grazia Antonioli Redazione
05 maggio 2025 11:00
Modello 730, da semplificato a maratona burocratica: il sindaco di Rimini sottolinea il paradosso -
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Il sindaco di Rimini cita i dati pubblicati dal Sole 24 Ore sull’evoluzione del modello 730, passato da 5 a 19 pagine in 33 anni, con istruzioni salite da 12 a 168 pagine. Commentando il paradosso di una dichiarazione nata per semplificare, evidenzia come la burocrazia sia diventata una zavorra per cittadini, imprese e investitori, rallentando sviluppo e riqualificazione anche sulla Riviera romagnola.

La nota stampa del sindaco di Rimini

“In 33 anni il modello 730 è passato da 5 a 19 pagine, mentre le istruzioni sono aumentate da 12 a ben 168 pagine (compresa l’appendice e le tabelle). Da una ricostruzione del Caf Acli sui modelli utilizzati dal 1993 ad oggi, emerge il progressivo aumento del numero di pagine: rispetto all’anno in cui debuttò il 730, pensato proprio come dichiarazione semplificata per dipendenti e pensionati, la lunghezza del modello è praticamente triplicata. Le istruzioni quest’anno toccano il record di 168 pagine”.

Così oggi il Sole 24 Ore. In 5 righe c’è molto dei problemi del Sistema Italia, Paese in cui, citando Flaiano, ‘la linea più breve tra due punti non è la retta ma l’arabesco’. Esattamente da quando nel dibattito pubblico e politico è entrata la parola ‘semplificazione’ tutto è diventato più complicato, più astruso, più contorto. Il nostro regime fiscale ne è una perfetta esemplificazione: poi magari facciamoci anche due domande su come la montagna di adempimenti sia anch’essa uno degli alleati (e un facile alibi) per una evasione da record.

Ma le contorsioni burocratiche appesantiscono molti degli aspetti della vita di cittadini e imprese. E questo è diventata una vera e propria zavorra ai piedi dell’Italia. Pensiamo solo a come i grandi investitori internazionali si tengano alla larga dall’investire nel nostro Paese. Qualcuno potrebbe dire, anzi dirà sicuramente: meglio! Non ne abbiamo bisogno. Peccato però che quegli stessi investitori poi infrastrutturino alla grande destinazioni europee e mondiali concorrenti che alla lunga dreneranno arrivi e presenze all’Italia e dunque anche alla nostra Riviera. Nessuno investe quando non si ha certezza di spese e soprattutto tempi. Basta, per restare nei paraggi, farsi un giro lungo la riviera romagnola e buttare un occhio a quelle ‘balene spiaggiate’ che sono le ex colonie. In un coacervo di iter procedurali, enti, autorizzazioni, interpretazioni chi è invogliato a investire per recuperarle dopo 30 o 40 anni? In pochi, pochissimi, fra questi anche noi del Comune di Rimini, ma poi basta o giù di lì. Quanto si mangia la burocrazia del presente e del futuro dell’Italia?

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