Ritrovata la cella di San Francesco a Sant'agata Feltria: inaugurazione del monumento testimoniale

L'opera d'arte verrà inaugurata martedì 18 ottobre 2022 alla presenza delle autorità

A cura di Redazione
16 ottobre 2022 08:49
Ritrovata la cella di San Francesco  a Sant'agata Feltria: inaugurazione del monumento testimoniale -
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Eseguendo le indicazioni dei documenti storici conservati presso l'Archivio della Diocesi di San Marino-Montefeltro e sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, nell'anno 2020 sono stati effettuati scavi archeologici in località San Francesco-I Piani di Sant'Agata Feltria. Le indagini hanno riportato alla luce la struttura perimetrale della cella di san Francesco ricostruita dopo il terrificante terremoto del 1781 che aveva raso al suolo non solo la cella originale, ma l'intero convento dei frati minori conventuali che, essendo stato costruito fra il 1240/1250, risulta uno dei più antichi del Montefeltro.
Le famiglie Boldrini-Urbini hanno finanziato il progetto per edificare un monumento che segnalasse ai posteri il luogo preciso del santagatese ove san Francesco dimorò. 
D'intesa con la predetta Soprintendenza, il geom. Corrado Flenghi, giunto nella determinazione di abbandonare gli iniziali progetti che prevedevano la riproduzione di una cella coeva al Santo, ha ideato un monumento testimoniale che, per la sua originalità, ha conseguito tutti i pareri favorevoli degli enti preposti.

L'opera d'arte verrà inaugurata martedì 18 ottobre 2022 al Teatro Angelo Mariani alla presenza del sindaco del comune di Sant'Agata Feltria, dott. Goffredo Polidori; del vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro, S.E. Andrea Turazzi; del ministro provinciale per l'Italia dei Minori Conventuali, fr. Roberto Brandinelli; del presidente dell'Associazione I Cammini di San Francesco, dr. Franco Boarelli; di una rappresentanza della suddetta Soprintendenza.
Il programma, che si svolgerà nella mattinata, prevede alle ore 9,45 l'accoglienza di tutte le autorità civili e religiose presso il teatro storico Angelo Mariani. Seguirà una breve relazione storica con la proiezione di un filmato e foto degli scavi archeologici. Alle ore 10,30 trasferimento in località San Francesco-I Piani di Sant'Agata Feltria per la celebrazione della cerimonia di inaugurazione e di benedizione del monumento che testimonierà per sempre la permanenza di San Francesco a Sant'Agata Feltria.
 
La storia 

La cella di Fausto, un eremita vissuto prima del secolo VIII, diede il proprio nome alla zona agricola circostante costituita da fondi e da casolari, senza un nucleo abitativo rimarchevole, e per questo denominata Massa Cella Fausti. Il toponimo compare per la prima volta nella registrazione n. 182 del Breviarium Ecclesiae Ravennatis, conosciuto come Codice Bavaro, riconducibile al periodo 723-998. Massa Cella Fausti era il territorio più ubertoso e produttivo delle antiche Terre di Sant'Agata Feltria. 
Sia la cella che la massa di Fausto le ritroviamo censite nella declaratoria di papa Onorio II dell'anno 1125 poco meno di novant'anni dalla venuta di san Francesco nel Montefeltro.
La cella di Fausto fu utilizzata dai cellani o reclusi che erano monaci non appartenenti ad alcun ordine monastico. Essi adottavano una forma estrema di vita penitenziale consistente nel farsi rinchiudere (murare) in solitudine in uno spazio ristretto (cella) per un periodo limitato della vita o per sempre. Il recluso poteva comunicare con l'esterno solo attraverso una piccola apertura, spesso rotonda, praticata al centro di una pietra, attraverso la quale veniva sostentato dalla carità della gente. Le celle si edificavano, pertanto, vicino ai monasteri, alle chiese, nei pressi di ponti e trivi. Nel caso di specie la nostra era stata edificata lungo l'importante direttrice che univa le Valli del Savio e del Marecchia ed in prossimità dell'antichissimo monastero di San Salvatore.
La presenza dei cellani nel Montefeltro è molto antica ed è attestata dalla bolla di papa Gregorio V del 7 luglio 997 che precorre di almeno due secoli la massima espansione di questo fenomeno religioso.
Non sappiamo in quale anno il Santo sia arrivato a Sant'Agata Feltria ed abbia soggiornato nella Cella di Fausto perché la testimonianza storica, omettendo la data, si limita a precisare: 

Questa è la Cella di S. Francesco
Qui pregò
predicò e fece penitenza.

L'iscrizione francescana, posta sul muro perimetrale della cella, fu adattata ad una pietra che presentava già un foro centrale di circa cm. 35. Infatti la prima e la terza riga sono incise utilizzando tutta la lunghezza del concio, mentre le lettere della seconda riga risultano poste alle estremità perché al centro vi era un'apertura circolare. Il lapicida ha quindi reimpiegato la pietra che il cellano utilizzava per comunicare all'esterno.
La lettura della suddetta iscrizione porta alla considerazione finale che la Cella di San Francesco poteva avere assunto tale denominazione non certamente per un fugace passaggio del Santo ma per il fatto che vi aveva soggiornato per (come insegna l'iscrizione) pregare, predicare e fare penitenza. 
Con la soppressione del Convento, nell'anno 1817 i beni furono venduti alla nobile famiglia Fabri che divennero proprietari anche della Cella di San Francesco con l'obbligo della manutenzione perpetua. La Cella passò ai Luchesi e ad altre proprietà che per incuria ne determinarono il definitivo crollo. In questa circostanza la pietra con l'importante iscrizione andò irrimediabilmente perduta. 
Non per questo se ne può mettere in dubbio l'esistenza e la sua veridicità storica perché è testimoniata da tre autori autorevolissimi: Pietro Ridolfi, uno degli annalisti più accreditati dell'Ordine dei Minori Conventuali, che personalmente visitò il convento e la cella (e quindi è da considerarsi testimone diretto) riporta la predetta iscrizione nell'opera Historiarum Seraphicae, pubblicata a Venezia nel 1586. Il domenicano padre Saverio Giorgi nel manoscritto Saggio esegetico di memorie istoriche su S. Agata nell'Appennino Pontificio, redatto fra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento, esegue il disegno della medesima iscrizione:
 
Cella Sancti Francisci
Hic (Segno del Tau) oravit
Predicavit Poenitentiam egit
 
Il canonico e visitatore apostolico di Pennabilli Luigi Ambrosini il quale, nella relazione della visita pastorale effettuata in data 28 giugno 1847, attesta che la lapide esisteva ancora inglobata nel muro esterno della cella.
Per approfondire l'argomento si consiglia la lettura del libro "Cella Fausti e il convento di San Francesco in Sant'Agata Feltria", stampato a Villa Verucchio nel 2019.

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