Il Chiosco di Bacco: un sogno che si rinnova
Roberto ha preso le redini totali dell’attività facendo un restyling molto importante

di Sara Ferranti
Tenacia, passione, classe, amore per il proprio lavoro. Ecco gli aggettivi che più contraddistinguono Roberto Cenni, che grazie alla sua caparbietà ha rinnovato il suo sogno, trasformando gli ostacoli in punti di forza. Una nuova primavera è appena sbocciata per questo ristorante che si trova nella bellissima cornice di Torriana, alle porte di Santarcangelo e Rimini.
Da qualche tempo Roberto ha preso le redini totali dell’attività, facendo un restyling molto importante e riscoprendo a 360° l’amore per il suo lavoro. La proposta gastronomica, basata principalmente sulla carne a km zero (più qualche particolarità come il prosciutto Pata Negra o la carne di Wagyu giapponese) è affidata alle mani di Christian, la cui la carriera di chef è iniziata proprio qui, appena diciottenne. Chef Christian propone una cucina stagionale, con frequenti fuori menù per dare spazio alla creatività.
A lui si sono aggiunte altre cinque figure fisse importantissime: Sara Preka, Valdifiori Manuele e Maxim Volynets in sala, Andrea Gobbi, Paolo Totaro e Zaib Shah in cucina, oltre gli extra che vengono chiamati nei weeekend.
Sono tutti ragazzi altamente preparati, giovani, dinamici, curiosi che rendono quest’ambiente ancora più piacevole e dinamico.
Ad attirare persone da tutta Italia non è solo il sapore romagnolo che si cela dietro piatti rivisitati, ma anche la sua cantina: oltre 500 etichette, la maggior parte italiane, ma con qualche tappa in Francia e Germania. Una passione, quella di Roberto, spesso stimolata dalla stessa clientela: “Facciamo anche serate particolari con delle degustazioni, mentre con le nostre annate vecchie facciamo anche le verticali. Sapere che gli appassionati vengono qui a parlare di vino con competenza e eleganza, mi spinge a migliorare come sommelier”.
Per questo ha voluto fortemente far intraprendere, a sue spese, il corso di sommelier a tutti i suoi ragazzi, perché il Chiosco non è solo il sacrario del buon cibo, ma anche del buon vino.
Tra le tante novità ha introdotto orari più flessibili per i dipendenti, di modo che si possano alternare in turni. Un dipendente più sereno e riposato migliorerà la qualità del suo lavoro.
Per cementare ancora di più la squadra, Cenni ha interpellato vari professionisti che hanno aiutato lo staff a fare ancora più gruppo insegnando tra le varie cose anche il “food cost”, di modo che ognuno di loro veda in maniera limpida entrate e uscite e senta la possibilità e responsabilità di migliorare sempre per il bene dell’azienda.
Roberto poi ha il temperamento del Sangiovese, aperto e corale, perfetto come responsabile di sala e di cantina.
Lui e i suoi ragazzi non solo lavorano, ma studiano insieme e appena possono partono, sperimentano, assaggiano poi tornano, aprono il diario di viaggio e riportano a casa le loro esperienze, la materia prima d'eccellenza, la trattano, rispettandone il valore e adeguandone il gusto.
Una nuova sfida è appena iniziata. L'inaugurazione di una nuova stagione fatta di studio e progetti, in cui non importa puntare alla stella Michelin, ma la massima aspirazione è raggiungere una cucina sublime e il massimo confort per ogni cliente.
Chi entra al Chiosco deve sentirsi capito, coccolato, inebriato dai profumi di un tempo, certo di vivere un’esperienza culinaria raffinata e impeccabile
Una location suggestiva, situata all’interno di un meraviglioso giardino che sembra essere tratto da una fiaba d’altri tempi.
Una struttura incantevole, suddivisa in tante piccole zone, ognuna con una propria atmosfera. I locali sono climatizzati e durante il periodo estivo la sala ristorante si apre sul giardino, illuminato dalla luce soffusa delle candele e dalle stelle, con un privé pensato per le coppie in cerca di una serata davvero speciale.
Insomma, Roberto non si accontenta, cerca sempre di perfezionarsi e di trasmettere la propria filosofia ai giovani che lavorano con lui: “Ce le ricordiamo tutti le brigate vecchia scuola, dove non volava una mosca e un sopracciglio corrugato dello chef equivaleva a condanna certa. Orari interminabili, sacrificio totale, esasperati, burnout strisciante. Difficile nutrire nostalgia. La ristorazione non significa solo fare prodotti buoni.” A prendere parola è Roberto, che continua “Un buon ristorante si costruisce sulle persone, non sui lavoratori. Dobbiamo sincerarci che stiano bene mentalmente, fisicamente e finanziariamente. In questi mesi ho ricercato un diverso bilanciamento fra lavoro e vita privata, per il desiderio di trascorrere più tempo con i miei figli e lasciando più spazi ai miei dipendenti, traslocando in una forma mentis naturale più serena e aperta. Il risultato è che ora tutti vengono a lavorare con più energia. Il Ristorante è casa! Ci vuole la simpatia, l’ospitalità, la capacità di spiegare bene le cose. Ora sono felice perché so che, quando sono fuori, i miei ragazzi lavorano bene come se fossi lì con loro. Al Chiosco di Bacco l’evoluzione continua!”