Novafeltria: aveva scambiato le provette per il test antidroga. Medico condannato
I fatti risalgono al 2017, quando una ragazza, ora 37enne, era stata coinvolta in un incidente stradale

Aveva scambiato la provetta dell’urina per aiutare una paziente coinvolta in un incidente stradale e, attestando il falso, aveva finito per mettere nei guai anche la sua infermiera. Il caso, che vide protagonista un medico dell’Ospedale di Novafeltria nel 2017, aveva suscitato molte polemiche. Come riporta Corriere Romagna, ora, dopo otto anni, la sentenza di primo grado, confermata in Appello, è diventata definitiva: la Cassazione ha respinto il ricorso, rendendo esecutiva la condanna a un anno di reclusione per il medico e l’automobilista, e a otto mesi per l’infermiera.
I fatti al centro delle accuse si sarebbero verificati nell’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria, nell’estate del 2017, quando una ragazza, oggi 37enne, coinvolta in un incidente stradale e lievemente contusa era stata accompagnata dai carabinieri di Riccione per essere sottoposta ai test previsti per legge in caso di incidenti con feriti.
Una delle prime necessità era quindi procedere agli esami del sangue e delle urine per capire se la ragazza avesse assunto sostanze stupefacenti prima di mettersi alla guida. La ragazza era stata quindi accompagnata in bagno dall’infermiera per riempire la provetta. Esito degli esami? Risultato negativo al test antidroga e, quindi, nessuna denuncia per guida sotto effetto di stupefacenti.
Tuttavia, nei giorni successivi, l’infermiera, realizzando la gravità dell’accaduto, aveva confidato a una collega che il campione analizzato non apparteneva alla paziente, ma al medico del 118. Circostanza che poi era stata riferita al primario, che aveva fatto scattare la denuncia e le indagini della Procura per falsità materiale e falsità ideologica. Nel 2022, il giudice di primo grado del Tribunale di Rimini, Andrea Falaschetti aveva quindi condannato i tre ad un anno (l’automobilista e il medico del 118, difesi rispettivamente dagli avvocati Giuliano Renzi e Andrea Muratori) e a 8 mesi pena sospesa l’infermiera, difesa dall’avvocato Piero Venturi, che non aveva vigilato sulle operazioni di minzione nel bagno del pronto soccorso rendo quindi possibile lo scambio delle provette.