Pinot Noir e intelligenza artificiale: quando il gusto sfida la tecnologia
Produzione del vino e gestione della cantina
Di Gaia Leonardi - Si sente tanto parlare di intelligenza artificiale negli ultimi tempi che a tal proposito mi sto domandando se ci sarà o ci sia stato già un impatto anche nel settore vitivinicolo? Sarebbe interessante capire se e come l'IA stia influenzando appunto processi come la coltivazione della vite, la produzione del vino, la gestione della cantina e le sue strategie di vendita.
Ovvero mi chiedo se sia possibile ricreare la stessa profondità e complessità di definizione che i molteplici fattori del terreno, dell'ambiente circostante e delle condizioni climatiche conferiscono naturalmente al vino, anche attraverso un algoritmo.
Lo scorso giovedì 23 Ottobre ho avuto il piacere di partecipare ad una cena dove i protagonisti sono stati dei vini davvero elitari, che fanno parte di un fetta rilevante del mercato enoico italiano e francese, mettendo a confronto alcune importanti etichette abbinate a delle squisite pietanze. Le due tipologie presentate nascono in luoghi differenti …ma hanno una caratteristica che inesorabilmente li accomuna: la capacità di adattamento. La stessa uva con le stesse peculiarità apprende, impara e si evolve ad ogni stimolo. Si amalgama a molteplici condizioni climatiche e di terreno diventando quasi ‘immortale’!
Stiamo appunto parlando del Pinot Nero in Italia e del Pinot Noir in Francia e la scelta si è rivolta a piccoli vignaioli, in entrambi i paesi, vista la tendenza del momento che lascia in disparte invece i grandi produttori.
Il Pinot noir della Borgogna nasce da un terreno calcareo e ricco di marne ed il clima che lo accompagna è continentale, ideali condizioni che ne esaltano le sue proprietà minerali e raffinate. Ed i suoi profumi intramontabili di sottobosco, funghi, spezie, ciliegia e lampone sono una raffinatezza.
Il Pinot Nero in Italia, forse più rinomato in Alto Adige ma presente in parte anche nelle Langhe ed in Toscana, si adatta al contesto vitivinicolo, godendo di una maturazione lenta che ne evidenzia la struttura delicata ed i tannini fini, e godendo di un terreno argilloso. Il profumo di rose e ciliegie ci invadono corpo e mente.
Possono essere quindi dichiarati cugini? Hanno di certo in comune la resilienza ad un complesso invecchiamento, e la inesorabile adattabilità e prima di tutto sono figli di una stessa uva che germoglia con lo stesso seme, ma che genera tratti somatici differenti e che li rende unici nel loro terroir.
Lo chef Silver Succi ha selezionato con meticolosa ricercatezza ogni piatto, abbinandoli seguendo un istinto che trova un’innata predisposizione. Francesco Falcone ha curato personalmente gli abbinamenti per ogni etichetta, avvalendosi della sua profonda conoscenza ampelografica, ben più ampia di qualsiasi risorsa cartacea o "link" cliccabile.
Allego alcuni degli esempi più significativi. È stato difficile selezionarne solo alcuni, poiché tutti meriterebbero altrettanta attenzione.
Tra gli italiani primo tra tutti vorrei ricordare Cuna 2017, i cui elementi vengono vendemmiati a grappolo intero e per il 50% senza diraspatura e che evoca note di chinotto, di vermut se vogliamo; abbinato ad un favoloso risotto alla parmigiana con riduzione di vino rosso.
Vorrei esprimere il mio particolare apprezzamento anche per il Südtirol Blauburgunder Riserva Girlan 2018. L'abbinamento con il Tortello alla lastra, zucca, patate e guanciale con crema al pecorino di fossa è stato eccezionale. Questa prelibatezza, che sembra essere una tradizione nella zona di Santa Sofia e di cui esiste anche un'altra versione, mi ha davvero conquistato.
Della Borgogna significativo citare Chambolle-Musigny 2021 che racchiude un bouquet di ciliegia e violetta al naso davvero raffinati, ed un sorso setoso e morbido che avvolge il palato. L'abbinamento proposto è con Petto d'Anatra al pepe. La combinazione di tutti gli elementi ha creato un equilibrio perfetto tra l'acidità intrinseca del piatto e la morbidezza del vino. L'ho davvero adorato!
Sempre della Borgogna non posso non menzionare Philippe Pacalet 2021; abbinato al Cubo di coppa di Mora Romagnola brasata. Va detto che questo viticoltore non possiede vigne proprie e produce vini completamente naturali ecco perché riscontriamo dei tannini poco garbati e profumi quasi primari.
Tutto l’insieme è un danzare di definizioni e sapori, che si sciolgono con un sorso, l’uno dentro l’altro e ritorno.
E dopo tutta questa bellezza la riflessione è ancora più sonora: Può davvero un algoritmo riprodurre questa complessità, questo garbo, questa sensibilità? può l’intelligenza artificiale ricreare questa ‘intelligenza naturale" che deriva dall'interazione di terreno, ambiente e uomo?
La storia, l’anima e l'adattabilità intrinseca del vino, permeate dalla natura e dalla mano umana, sono elementi così unici, che forse potremmo definire ‘inimitabili’, correlati all’esperienza di Francesco Falcone e allo Chef Silver Succi, e l’accoglienza del ‘ Quartopiano’ ne sono la vitale prova.
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