Rimini, i nuclei familiari "si frammentano": e cresce la richiesta di alloggi
L’assessora Ridolfi: “Serve un patto tra pubblico e privato per rispondere alla domanda crescente"

In Emilia-Romagna, nei prossimi dieci anni, crescerà il numero di famiglie. Non tanto per l’aumento della popolazione, quanto per la crescente frammentazione dei nuclei familiari. A Rimini si prevede un incremento del 6,9% entro il 2033, dopo un decennio (2013-2023) che ha già registrato il tasso di crescita più alto della regione, oltre il 10%.
È questo uno dei dati più rilevanti della ricerca “Residenza e occupazione in Emilia-Romagna: costruire risposte per generare futuro”, commissionata da Ance Emilia-Romagna e realizzata dal Cresme. Secondo l’indagine, nei dieci capoluoghi regionali si stima una domanda potenziale di circa 69mila alloggi nel periodo 2023-2033. Solo a Rimini la richiesta supererà le 6.600 unità abitative.
"Numeri che parlano da soli – commenta l’assessora Valentina Ridolfi – e che confermano come la questione abitativa sia oggi una delle priorità assolute non solo a livello locale, ma per l’intero sistema Paese".
Ridolfi ricorda che sin dall’inizio del mandato l’amministrazione riminese ha posto il tema casa al centro dell’agenda politica, con un “Piano casa” che tiene insieme pianificazione urbanistica e politiche sociali, cercando di rispondere in particolare alle difficoltà delle fasce di reddito medio-basse. Aumenti di domanda che non trovano un’offerta adeguata, infatti, rischiano di penalizzare ulteriormente chi già oggi fatica ad accedere a un’abitazione dignitosa.
L’assessora sottolinea anche un altro elemento emerso dal report: nelle condizioni attuali, è difficile per i privati rispondere da soli all’esigenza di edilizia residenziale sociale. "Non si può prescindere da un investimento pubblico concreto – afferma – se si vuole davvero offrire risposte credibili a un bisogno crescente".
Tra le azioni già in campo a Rimini, Ridolfi cita l’individuazione urbanistica di aree da destinare all’abitare sociale e collettivo, anche recuperando spazi già edificati, come nel caso degli alloggi Piers e dello studentato previsto nella riqualificazione dell’area ex Questura, o quello legato all’ex Corderia.
Ma il diritto alla casa, ammonisce l’assessora, non può essere lasciato sulle spalle dei soli enti locali: "Chiama in causa il Governo, le categorie, i costruttori. Serve un impegno comune, normativo, economico e procedurale. La casa non è solo un tetto: è salute, è lavoro, è dignità. Deve poter essere accessibile, in affitto o di proprietà, individuale o condivisa, ma sempre adeguata ai bisogni delle persone e delle comunità".
Attraverso il “Patto per la Casa”, i servizi sociali comunali hanno offerto risposte importanti, ma ora la situazione impone una sinergia ancora più forte tra sociale e urbanistica. "Anche perché – avverte Ridolfi – manca una strategia nazionale adeguata da oltre quarant’anni, dai tempi della Legge 457 del 1978".
Oggi si guarda con speranza all’Unione Europea, che ha annunciato l’intenzione di includere l’affordable housing tra le proprie politiche strategiche. "Noi dobbiamo farci trovare pronti – conclude Ridolfi – perché la casa è un diritto fondamentale. E perché non può esserci una città davvero attrattiva se non è, prima di tutto, realmente accogliente".