Un edificio che ha sfidato il tempo: le meraviglie nascoste di Palazzo Boncompagni e il suo legame papale
Scopri il rinascimento a Bologna: Palazzo Boncompagni, casa di Papa Gregorio XIII, scala elicoidale, sala papale e curiosità del drago papale.

Il Palazzo Boncompagni, situato in pieno centro storico a Bologna, si affaccia su via del Monte a pochi passi da Piazza Maggiore, ed è considerato uno dei più importanti esempi di architettura rinascimentale privata della città. La sua costruzione ebbe inizio nel 1537 per volere di Cristoforo Boncompagni, membro dell’alta nobiltà bolognese e padre di Ugo Boncompagni, che in seguito divenne Papa Gregorio XIII. Il palazzo venne completato nel 1548, in un decennio ricco di fermento artistico, in cui Bologna stava consolidando il proprio volto urbano rinascimentale.
Il progetto architettonico è attribuito, secondo alcuni studiosi, a Baldassarre Peruzzi, mentre altri sostengono che l’impronta definitiva sia da riconoscere in Giacomo Barozzi da Vignola, già attivo a Bologna in quegli anni. La struttura si caratterizza per l’armonia delle proporzioni, la sobrietà delle decorazioni esterne e l’eleganza delle soluzioni spaziali interne. L’elemento di maggiore fascino è senza dubbio la scala elicoidale autoportante che si avvolge su sé stessa in un’inedita soluzione prospettica, anticipando concetti di architettura dinamica che sarebbero esplosi pienamente solo nel Seicento.
La scala, realizzata in pietra serena e mattoni, collega elegantemente i diversi piani e rappresenta un capolavoro d'ingegno tecnico e simbolico, studiata da architetti e storici dell’arte per la sua struttura priva di supporti centrali. La luce naturale, proveniente da aperture poste lungo il percorso, valorizza ogni gradino e crea effetti chiaroscurali sorprendenti.
Una villa urbana divenuta sede papale
Ugo Boncompagni, divenuto papa nel 1572 con il nome di Gregorio XIII, visse in questo palazzo fino al momento della sua elezione. Proprio in previsione della possibilità di ricevere ospiti illustri e prelati in ascesa, le sale furono concepite come ambienti cerimoniali, ampi e solenni, adatti a incontri diplomatici e religiosi.
Il portale principale del 1545 è decorato con uno stemma araldico recante un drago alato, nuovo simbolo araldico voluto da Gregorio XIII. Questo elemento suscitò un certo scalpore tra i cittadini e nella Curia stessa: si dice che il drago, secondo la simbologia medievale, potesse richiamare poteri occulti o pagani, ma per il pontefice simboleggiava forza, vigilanza e autorità universale.
La Sala del Papa, uno degli ambienti più iconici del palazzo, era la stanza destinata alle udienze papali e ai ricevimenti ufficiali. Lì si trovano camini monumentali, soffitti lignei intagliati e una distribuzione degli spazi progettata per amplificare la voce e facilitare la comunicazione tra oratore e pubblico. Le cronache riferiscono che in quella sala Gregorio XIII ricevette ambasciatori spagnoli e francesi, oltre a una delegazione universitaria bolognese durante la riforma del calendario.
Dimora privata divenuta centro di cultura
Dopo la morte di Gregorio XIII, il Palazzo Boncompagni restò di proprietà della famiglia, che lo conservò nei secoli in ottime condizioni, pur senza modifiche sostanziali. Tra il Settecento e l’Ottocento subì un graduale declino d’uso, passando di mano in mano tra famiglie aristocratiche e istituzioni culturali.
Nel corso del Novecento fu sede temporanea di studi notarili e collezioni private, restando però precluso al pubblico per lunghi periodi. Solo a partire dal 2017, grazie all’intervento della Fondazione Boncompagni, il palazzo è tornato fruibile per visite guidate, esposizioni temporanee e concerti, inserendosi nel circuito dei palazzi storici visitabili di Bologna.
Oltre agli ambienti monumentali interni, il percorso include il “giardino segreto”, un cortile interno impreziosito da una magnolia secolare e da aiuole geometriche, che restituiscono l’atmosfera delle ville rinascimentali urbane. Alcune sale sono state adattate a mostre d’arte contemporanea, mentre altre conservano l’arredamento d’epoca, creando un contrasto narrativo tra antico e moderno.