Uno scudo legale per agenti, carabinieri e medici: il governo pensa alla riforma
Nel riminese il recente caso del maresciallo Masini. Governo: stop alle indagini automatiche per le forze dell'ordine costrette a usare armi

Anche il territorio riminese è stato testimone recentemente di un caso che ha occupato il dibattito all'interno dell'opinione pubblica: i fatti di capodanno a Verucchio, con il maresciallo Masini, luogotenente della stazione dei carabinieri, costretto a sparare per difendersi da Muhammad Sitta, il giovane che aveva accoltellato 4 persone. Masini è stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa, ora la Procura ha fatto richiesta di archiviazione, ma l'ultima parola sarà del giudice; e la famiglia di Sitta potrebbe fare ricorso in caso di pronuncia di archiviazione.
Ora il governo sta studiando una riforma per introdurre tutele rafforzate a favore di uomini e donne in divisa, ma non solo. L’obiettivo è evitare che agenti delle forze dell’ordine, ma anche medici e infermieri, siano automaticamente indagati in seguito all’uso di armi o alla gestione di situazioni di pericolo durante il proprio servizio. Quella che viene definita erroneamente "iscrizione nel registro degli indagati" (espressione giornalistica e non giuridica).
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, l’ipotesi sul tavolo è quella di istituire un "registro degli indagati ad hoc", per gestire i casi di chi opera “per la collettività” in condizioni ad alto rischio. La misura, spiegano fonti di governo citate dal quotidiano romano, sarebbe una sorta di “legittima difesa perenne”, un meccanismo che garantisca una corsia procedurale preferenziale per tutelare gli operatori pubblici da automatismi giudiziari che rischiano di trasformarsi in accanimenti.
L'iniziativa, inizialmente pensata per le forze dell’ordine, potrebbe dunque essere estesa anche al personale sanitario: medici e infermieri che si trovano a gestire situazioni critiche, specie in pronto soccorso o in corsia, contesti sempre più esposti a rischio di aggressioni, contestazioni e procedimenti legali.
La riforma è stata oggetto di discussione giovedì scorso durante un incontro al Viminale tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il sottosegretario Nicola Molteni (Lega) e i sindacati delle forze dell’ordine. Sul tavolo c’era il cosiddetto “decreto polizia”, un provvedimento tecnico-amministrativo legato a concorsi e progressioni di carriera, ma che si è rivelato occasione per rilanciare con forza la richiesta di maggiori garanzie legali per chi è impegnato in prima linea.
Il dibattito resta aperto anche sul perimetro della riforma: non sarebbero incluse categorie come i negozianti, che hanno usato armi per difendere le proprie attività, un tema da tempo caro alla Lega, e resta da chiarire se anche gli errori medici rientreranno nel campo delle tutele.