Alta Valmarecchia: la Valle del biologico con 5.776 ettari di terreno agricolo dedicato
Oltre il 50% della superficie agricola dell'alta valmarecchia è coltivata a biologico

Si. Sono proprio gli otto comuni dell’Alta Valmarecchia (Casteldelci – Pennabilli – Sant’Agata Feltria – Maiolo – Talamello – Novafeltria – San Leo – Montecopiolo) ci fa sapere l’agronomo Leonardo Sacchetta, ad avere oltre il 50% della superficie agricola utilizzata coltivata a biologico.
Infatti i dati, riferiti al mese di aprile 2025, ci dicono che i 27 comuni, facenti parte della provincia di Rimini, hanno 9.755 ettari di SAU (superficie agricola utilizzata) a biologico di questi 5.776 appartengono agli 8 comuni dell’Alta Valmarecchia (Casteldelci – Pennabilli – Sant’Agata Feltria – Maiolo – Talamello – Novafeltria – San Leo – Montecopiolo).

Se si prendono come raffronto, prosegue Sacchetta, i dati della SAU degli 8 comuni che è di 11.120 ettari si evidenzia che oltre il 50% della stessa, viene coltivata a biologico.
Inoltre i dati ci dimostrano che dei 511 operatori del biologico operanti in tutti i 27 comuni della provincia di Rimini, ben 232 appartengono agli 8 comuni dell’Alta Valmarecchia.
A farla da padrone come quantitativo di superficie coltivata a biologico è il comune di Pennabilli con ben 1.216 ettari, seguito a ruota dai comuni di Sant’Agata Feltria (1.207) e San Leo (1.075).
Ma se il raffronto, ci dice Sacchetta, viene fatto tra SAU comunale e SAU a biologico le priorità cambiano. Infatti troviamo al primo posto il comune di Sant’ Agata Feltria con l’86 % della propria superficie coltivata a biologico, seguito da Casteldelci con l’81% e Pennabilli con il 50%.
Per quanto concerne il numero degli operatori del biologico negli 8 comuni, troviamo Sant’Agata Feltria con 50 operatori, seguito da San Leo con 43 e Novafeltria con 42 aziende a biologico.
Volendo fare una panoramica a livello provinciale, se si esclude Rimini con i suoi 715 ettari a biologico, per quanto concerne la Valconca, al primo posto troviamo il comune di Gemmano con 364 ettari a biologico, seguito da Mondaino con 303 e Saludecio con 281 ettari.
I dati, ci confermano che queste zone montane, ed interne, possono avere un ruolo strategico per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quali la vendita diretta dei prodotti agricoli, l’attività agrituristica, l’offerta dei prodotti biologici per la ristorazione sia essa pubblica che collettiva (mense scolastiche, ospedali ecc.) il turismo rurale, culturale e gastronomico.
E’ proprio in questo territorio montano, e termina Sacchetta, che gli agricoltori, gli allevatori unitamente ai privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni quali Regione, Provincia, Comuni, il Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello, GAL, AUSL, Università, Fondazioni, possono accordarsi per promuovere le produzioni biologiche e semplificare, per i produttori biologici, l’applicazione delle norme di certificazione sia biologica che ambientale e territoriale ora previste e che coinvolgano tutti gli anelli delle filiere, zootecniche, cerealicole, turistiche e gastronomiche, fino alla tavola.
