Ausl Rimini: l'odissea del tappo di cerume per una paziente di Novafeltria
"Anche togliere un tappo di cerume da un orecchio può diventare complicato, se il sintomo si manifesta a fine anno, nella Ausl di Rimini": con queste parole il consigliere provinciale associato del Pd...


"Anche togliere un tappo di cerume da un orecchio può diventare complicato, se il sintomo si manifesta a fine anno, nella Ausl di Rimini": con queste parole il consigliere provinciale associato del Pdl Livio Cursi esordisce in una nota stampa, in cui denuncia le vicissitudini di una donna di Novafeltria, alle prese con l'impossibilità di ottenere un appuntamento, in tempi relativamente brevi, per una visita mirata alla rimozione di un tappo di cerume. Secondo quanto raccontato da Cursi, il medico di base le avrebbe prescritto il piccolo intervento con codice di priorità D (entro 30 giorni). La paziente avrebbe così contattato il cup per tre volte: l'11 e il 27 dicembre, il 5 gennaio. In tutti i tre casi gli operatori avrebbero invitato la donna a richiamare, opponendo una "indisponibilità dell'agenda", oppure a recarsi al pronto soccorso, qualora il fastidio fosse diventato insopportabile. La terza strada praticabile, per risolvere il problema immediatamente, sarebbe stata quella di rivolgersi ad un ambulatorio privato, con un ingente esborso di denaro.
L'esempio riportato da Cursi vuole evidenziare un problema del sistema dell'Ausl, che perde molti pazienti, a scapito delle aziende private. Nella pagina internet dedicata al Cuptel, scrive Cursi, l'Ausl precisa che il 15 per cento dei pazienti, prenotata la prestazione ambulatoriale, poi non ne fruisce, nè la prestazione viene disdetta, comportamento che va a danneggiare chi poi ha bisogno di prenotare e di svolgere una determinata visita. "Se la Ausl fosse un’azienda privata dovrebbe chiedersi il perché 150.000 clienti la contattino e poi non chiudano il contratto", conclude Cursi, "comunque nel pubblico, stipendi e prebende sono assicurate, mentre gli ambulatori privati prosperano e festeggiano col botto". A rimetterci, sottolinea il consigliere provinciale, sono sempre le signore "Marie".