Trump “europeizza” la guerra in Ucraina: “Le armi sono l’unico vero strumento di pressione su Putin”
L’analista John Lough commenta l’ultimatum di Trump: “I dazi? Una barzelletta. Gli Stati Uniti si defilano per riaprire il dialogo con Mosca, ma l’Europa oggi spaventa davvero il Cremlino”

Donald Trump lancia un ultimatum a Vladimir Putin: 50 giorni per un cessate il fuoco in Ucraina. Ma secondo l’esperto John Lough del New Eurasian Strategies Centre, l’ex presidente americano punta soprattutto a spostare il peso del conflitto sull’Europa, mantenendo aperta la possibilità di un futuro riavvicinamento con Mosca.
In un’intervista a Fanpage.it, Lough giudica irrilevante la minaccia di dazi del 100% contro la Russia: “Una barzelletta, dato che gli scambi commerciali tra Mosca e Washington sono marginali”. Il vero strumento di pressione, sottolinea, resta la fornitura di armi all’Ucraina.
Trump, pur mantenendo l’invio di aiuti militari, si defila sul piano operativo, spingendo l’Europa ad assumere un ruolo centrale. E l’Unione Europea, sorprendentemente coesa, comincia a far paura al Cremlino. “La decisione della Germania di produrre missili in Ucraina ne è la prova. Putin pensava a un’Europa divisa e debole. Oggi si trova davanti a un fronte più determinato”.
Il calcolo strategico di Trump mira anche alla politica interna: rassicurare i repubblicani moderati senza alienarsi la base più isolazionista. Ma sul campo, tutto dipenderà dalla velocità e dall’efficacia dei rifornimenti a Kiev. “La guerra durerà ancora – conclude Lough – ma l’inerzia è cambiata. E Putin lo sa”.