Un Primo Maggio da leggere: tra filastrocche, call center e capitalismo
Primo maggio. Dalla poesia di Gianni Rodari alla critica sociale di Sarah Jaffe e Michela Murgia: tre libri per riflettere sul mondo del lavoro

Per un primo maggio ricco di letture a tema sul lavoro abbiamo chiesto il consueto consiglio a Chiara Antonioli, scrittrice amatoriale riminese e curatrice dello spazio social Librimania.
Ecco le sue proposte per un primo maggio di letture
La filastrocca: “I colori dei mestieri”di Gianni Rodari, contenuta originariamente nella raccolta “Filastrocche in cielo e in terra”, è anche presente in una pubblicazione del 2011 di Emme Edizioni con le illustrazioni di Alessandro Sanna, oppure sempre con la stessa casa editrice, esiste una pubblicazione del 2016 con illustrazioni di Aurora Cacciapuoti.
“I colori dei mestieri”
Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano un dito
ma il loro mestiere non è pulito.

Un’altra proposta di lettura è: “Il lavoro non ti ama” di Sarah Jeffe, giornalista.
In questo libro, tradotto da Rocco Fischetti, l’autrice denuncia l’idealizzazione di un’azienda che raggruppa i suoi dipendenti come “una grande famiglia” aspettandosi sacrifici e devozione (senza necessariamente dover ricambiare questo amore). Eppure una famiglia non ti licenzia da un momento all’altro. L’autrice muove la sua critica alla cultura capitalistae, in oltre 500 pagine, spiega quanto è necessario ripensare i nostri tempi. Se il confine tra vita privata e professionale si fa sempre più sottile, come possiamo permetterci la felicità? Dunque, ben venga la rivolta collettiva, il sindacato: è arrivato il momento di buttare giù i muri che le personali carriere hanno innalzato per ricostruire i legami di una vita perduta. Pensavamo fosse amore, e invece era sfruttamento.

Per concludere con il libro: “Il mondo deve sapere” di Michela Murgia
Nel 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del «mostro», l’oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro. Mentre per trenta interminabili giorni si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, l’autrice apre un blog, dove riporta in presa diretta l’inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali. “Il mondo deve sapere” riesce nel miracolo di indignare e far ridere. Perché tutti devono sapere che, nel tritacarne del mondo del lavoro, poco o niente è cambiato.
