La Guardia di Finanza di Rimini ha recuperato il 97% della maxifrode da 440 milioni per falsi crediti. L'operazione "Free credit" dell'inizio dell'anno riguardava un sodalizio criminale con base operativa a Rimini ma ramificato in tutta Italia. I coinvolti avevano messo in piedi una rete per truffare lo Stato tramite l'ottenimento di falsi crediti di imposta introdotti tra le misure di sostegno durante la pandemia: sismabonus, bonus facciate, locazioni. 440milioni di euro di frode allo Stato. La Finanza ha continuato le indagini passando al setaccio 175 tra computer ed apparecchiature informatiche per oltre 20 terabytes di dati da analizzare.
Come risultato è stato ottenuto il recupero di il 97% dell’ammontare della presunta frode, tra immobili, società, veicoli e disponibilità finanziarie e crediti che sono stati bloccati prima che venissero ceduti. Di questi, oltre 80 milioni erano già stati immessi nel sistema di vendita e sarebbe bastato un click per farli sparire. Il totale dei crediti sequestrati e di cui è stata impedita la vendita ammonta a circa 305 milioni di euro.
Tra i beni sequestrati ci sono anche criptovalute custodite in un wallet per imperdirne la movimentazione. Inoltre in una cassetta di sicurezza in Austria sono stati trovati oro, platino e orologi di grande valore.
Decisivo è stato il ruolo dell’Ufficio italiano presso Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale che aiuta le Amministrazioni nazionali a collaborare per combattere il terrorismo e gravi forme di criminalità organizzata che interessano più di un Paese dell'Unione. L’intervento di Eurojust ha consentito di assicurare una rapida esecuzione a richieste di accertamenti bancari ed ha agevolato efficacemente il coordinamento e l’esecuzione in Austria del sequestro di beni di grande valore.
La prosecuzione delle indagini ha consentito di quantificare le percentuali di guadagno e quindi il profitto dell’attività di commercializzazione dei falsi crediti confermando, almeno allo stato delle indagini, l’ipotesi del riciclaggio a suo tempo contestata a 5 indagati, per cui il G.I.P. ha emesso un secondo decreto di sequestro preventivo per 9,7 milioni di euro che ha riguardato immobili, quote societarie e veicoli.