I dirigenti scolastici della provincia di Rimini intervengono nel dibattito "benedizioni si-benedizioni no" a scuola. In una nota stampa "esprimono la loro solidarietà e vicinanza alla collega dell'Istituto Comprensivo di Pennabilli, nel suo impegno teso a far rispettare le norme vigenti, che affermano la laicità della scuola pubblica statale e prevedono la possibilità di svolgervi atti di culto esclusivamente in orario extracurricolare e a partecipazione volontaria." Ricordando il ruolo del dirigente scolastico che "ha il compito di rispettare le leggi vigenti e di farle rispettare all'interno della comunità scolastica che dirige" affermano che "il rispetto della legge non è una scelta, bensì un dovere civico e professionale e non può essere negoziabile o oggetto di forzature, da qualunque parte provengano. Il dirigente scolastico inoltre è un dirigente dello Stato a tutti gli effetti e in quanto tale non è subordinato all'Ente locale e non può da esso ricevere ordini, come si è tentato di fare in questo caso."
I dirigenti esprimono rammarico per il modo in cui la questione è stata trattata "sarebbe quanto mai opportuno che le istituzioni stesse mostrassero collaborazione e coesione e risolvessero in maniera civile e riservata le eventuali criticità che possono sorgere"
"Le dichiarazioni sui giornali, le interviste, lo sbandieramento di posizioni ideologiche" continua la nota "non dovrebbero trovare spazio nelle relazioni tra scuola , Ente Locale e Chiesa, che sono già chiaramente regolate dalle leggi, poiché da un lato sono forzature che trascinano nell'agone politico un soggetto, il dirigente scolastico, che non è soggetto politico, ma amministrativo; dall'altro lato, mettono in piazza una conflittualità tra istituzioni che ottiene come unico risultato quello di renderle tutte più fragili agli occhi della comunità. "
La nota si conclude con un ringraziamento alla dirigente scolastica "per la sua disponibilità ad assumere la reggenza dell'I.C. di Pennabilli, che comporta per lei un continuo viaggiare dividendosi tra la sua scuola di titolarità a Rimini e l'Istituto comprensivo, moltiplicando le sue ore di lavoro e sacrificando tempo di vita, e per la serietà e competenza con cui sta svolgendo il proprio lavoro, anche mantenendo il necessario riserbo e contegno istituzionale in questa vicenda che è suo malgrado diventata così inopportunamente mediatica."