Concessioni balneari: consiglieri romagnoli chiedono chiedono regole certe

Lucchi, Parma e colleghi: “L’immobilismo statale mette a repentaglio investimenti, occupazione e competitività”

A cura di Grazia Antonioli Redazione
22 ottobre 2025 12:09
Concessioni balneari: consiglieri romagnoli chiedono chiedono regole certe -
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La partita delle concessioni balneari resta uno dei dossier più caldi per la costa emiliano-romagnola. La risposta dell’Assessora regionale al Turismo Roberta Frisoni all’interrogazione presentata dai Consiglieri regionali romagnoli lo scorso agosto fotografa con chiarezza una situazione ferma al palo: mentre la Regione ha già attivato strumenti di confronto, supporto tecnico e linee guida condivise, dal Governo nazionale non sono ancora arrivati i provvedimenti indispensabili per mettere i Comuni in condizione di avviare le procedure con regole certe e omogenee.

“Il Governo Meloni – dichiarano Lucchi, Parma, Petitti, Bosi, Proni, Ancarani e Valbonesi – sta lasciando i territori in una condizione di totale incertezza, senza fornire le regole fondamentali per dare stabilità al settore. Ogni rinvio alimenta tensioni, mette a rischio investimenti e impedisce agli operatori balneari di programmare il futuro. È un atteggiamento irresponsabile che scarica sui Comuni la gestione di una paralisi normativa creata a livello statale”.

A complicare ulteriormente il quadro, sia il Consiglio di Stato che la Commissione europea hanno sollevato rilievi sulla bozza del decreto, mettendo in discussione la sua conformità al diritto comunitario e al principio di concorrenza. Nel frattempo, la Regione Emilia-Romagna ha portato avanti un percorso di ascolto e concertazione con i Comuni costieri, le associazioni di categoria e le rappresentanze sindacali, predisponendo linee guida per garantire uniformità territoriale, equità e valorizzazione delle specificità locali.

“La Regione – proseguono i Consiglieri regionali – sta esercitando con responsabilità il proprio ruolo di coordinamento, lavorando insieme per fare squadra, ma non può sostituirsi allo Stato. Senza un quadro normativo definitivo, i Comuni rischiano di trovarsi con bandi diversi da territorio a territorio, con possibili disequilibri competitivi e conseguenze gravissime sull'intero comparto turistico-balneare”.

Il sistema delle concessioni riguarda non solo le spiagge, ma l’intera filiera turistica della costa, con un impatto diretto su occupazione, economia locale e attrattività internazionale. Per questo la chiarezza normativa non è solo una questione giuridica, ma un’urgenza economica e sociale.

“Il nostro modello turistico-balneare – concludono Lucchi, Parma, Petitti, Bosi, Proni, Ancarani e Valbonesi – è un patrimonio economico e identitario costruito nel tempo grazie al lavoro, alla professionalità e agli investimenti di migliaia di imprese, famiglie e lavoratori. Il Governo smetta di rinviare, approvi subito i decreti mancanti, avvii la riforma del Codice della navigazione e apra un confronto serio con le Regioni per definire una disciplina stabile, coerente e rispettosa delle esigenze dei territori. Il settore ha bisogno di regole, non di incertezze”.

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