Fra’ Orazio torna a casa: inaugurato a Pennabilli il percorso tra Cappuccini e Dalai Lama
Inaugurato il museo dedicato alla figura di Fra Orazio Olivieri, missionario cappuccino nel Tibet del Settecento, ambasciatore di dialogo tra culture e religioni.

Inaugurato a Pennabilli “Orazio in Tibet”percorso museale dedicato alla storia e al mondo di Fra Orazio da Pennabilli, missionario Cappuccino in Tibet nella prima metà del ‘700. Nato in considerazione dell’importanza della coabitazione delle religioni in tempi di crescente complessità, il museo “Orazio in Tibet” è dedicato alla nascita di “ponti” culturali e religiosi, dando luce alla straordinaria storia del suo viaggio ai confini del mondo per obiettivi missionari, storia densa di umanità, rapporti di stima e relazioni pacifiche tra fedi e culture.
Nel 1712 Orazio Olivieri, indossato il saio di frate Cappuccino, partì missionario per il Tibet dove giunse nel 1716 dopo un durissimo viaggio sugli oceani e oltre le più alte montagne della Terra e dove fu accolto con l’apertura mentale che anima il buddhismo. Uomo animato da fede inesauribile nei disegni divini e altrettanta inesauribile energia, nei 33 anni della sua permanenza in quella misteriosa terra d’Oriente fra’ Orazio conobbe in profondità lingua, cultura e civiltà tibetana ed entrò in rapporto di stima e amicizia con il 7° Dalai Lama e altre autorità religiose e politiche. Dunque un antico legame di stima e amicizia è quello di Pennabilli con il Tibet, che si è rinnovato nel 1994 e nel 2005 con le due visite del XIV Dalai Lama alla città.
La Diocesi di San Marino – Montefeltro, nella persona di S.E. Mons. Andrea Turazzi e poi di S.E. Mons. Domenico Beneventi, ha messo a disposizione dell’Associazione “Orazio della Penna”, presieduta da Elio Marini, gli ambienti scenografici sulle antiche mura, sede del percorso museale dedicato alla comprensione del Tibet e della regione himalayana, oltreché dell’affascinante storia di fra’ Orazio e della missione dei frati Cappuccini in Tibet, attraverso immagini, oggetti, ricostruzioni e manufatti che ne riflettono l'arte, la storia, la cultura e la religione. Lo spazio ospita inoltre l’importante collezione di Massimo Andreuzza, che fu presidente dell’istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, messi gentilmente a disposizione dalla moglie Vania Manfredini.
Realizzato con il sostegno dell’Unione Buddista Italiana, la collaborazione dell’Associazione Italia-Tibet,dell’Assessorato alla cultura del comune di Riminiel’impegno dei tanti appassionati e volontari coinvolti, “Orazio in Tibet” offre una narrazione su diversi piani, raccontando ai visitatori il coraggio e l’avventura di un viaggio settecentesco ai confini del mondo, la scoperta e l’incontro con culture, costumi e civiltà indo – himalayane, il dialogo e il confronto tra religioni diverse nel tentativo di comprendersi oltre i propri confini culturali e religiosi.

La giornata d’inaugurazione ha visto la presenza di numerosi ospiti, come Mieko Namiki Maraini, e di appassionati interventi introdotti dal prof. Giampaolo Proni docente di Semiotica all’Università di Bologna. Le Monache Agostiniane di Pennabilli, rappresentate da Suor Abir e Suor Francesca, hanno sottolineato il valore della cultura dell’incontro. “Orazio -hanno ricordato- ha costruito un ponte, un vocabolario tra lingue e culture. Oggi ci chiama a fare lo stesso”,perché“seguire Orazio significa seguire l’ampiezza che ci circonda”.
Don Mirco Cesarini, vicario della Diocesi, ha ricordato le origini della famiglia Olivieri e ha invitato a fare del museo un luogo non statico, ma vivo, “un punto da cui partire per nuove imprese, come Orazio fece”.
Filippo Gridelli, Vicario provinciale dell’Ordine Frati Minori Cappuccini dell’Emilia Romagna, ha espresso stupore e gratitudine per aver conosciuto, grazie a questo progetto, la figura di Orazio, sottolineando la sua modernità e il suo coraggio nell’aver soggiornato per mesi in un monastero buddhista. “Un frate avanti di secoli, ancora oggi più conosciuto fuori dall’ordine che al suo interno”.
Claudio Cardelli, presidente dell’Associazione Italia Tibet, ha ricordato il progetto ambizioso e apparentemente impossibile di portare il Dalai Lama a Pennabilli, il legame con il Tibet creato poi in 30 anni di eventi nel bellissimo borgo e “il valore di un lavoro nato artigianalmente, quasi senza copione, ma con una passione tenace e contagiosa”.
Anche la consigliera dell’Emilia Romagna Alice Parma ha partecipato con un intervento caloroso, sottolineando come Pennabilli si confermi luogo di accoglienza e cultura. “Questo è un presidio, non solo un museo. È un legame tra storie personali e storia della nostra terra”. A lei ha fatto eco la parlamentare Antonella Incerti, già membro del gruppo interparlamentare Italia-Tibet: “Qui si costruisce memoria viva e si sostiene un messaggio di speranza e non violenza. Orazio, come il popolo tibetano, è luce in tempi bui”.
Infine il presidente Elio Marini, nel ricordare che il percorso museale Orazio in Tibet resterà aperto nei prossimi mesi anche come luogo di incontro e ricerca accessibile tramite iscrizione, ha espresso un ringraziamento particolare a figure care scomparse come Tonino Guerra, che vide in Orazio il ponte tra Pennabilli e l’Oriente; Fosco Maraini in Tibet con il grande orientalista Giuseppe Tucci ed ospite a Pennabilli nel 2000; Giovanni Zavatta, amico e sostenitore capace e creativo, eGianni Giannini “l’anima di Pennabilli”, un grande “facilitatore” e ispiratore di sogni e bellezza. Ha inoltre ringraziato i tanti artigiani e collaboratori locali che hanno reso possibile la trasformazione dello spazio antico e malmesso in un rinnovato luogo di bellezza e significato. Tra i nomi citati: Santino Venturini, Luciano Marinelli, Luca Fucili, Giuseppe Giannini, Mariano Caroni, Ilaria Picardi, Dorothée Van der Berg, Carlo Bovi, Manuela Partisani, Diletta Giannini, Clelia Giannini, Cristina Priarone, Anna Bischi Graziani e tutti i Soci di ”Orazio della Penna aps”.