Garden e autosufficienza energetica: 15 anni di innovazioni
Dal relamping al fotovoltaico, fino al sogno dell’idrogeno: la Polisportiva Garden si conferma un modello di efficienza e sostenibilità.
RIMINI – «Siamo qui sul tetto del Garden per mostrare quello che abbiamo fatto in questi ultimi 15-16 anni da quando l’abbiamo acquistato».
Con queste parole il dottor Ermanno Pasini, medico e presidente della Polisportiva Garden, introduce un racconto che è anche una piccola lezione di sostenibilità applicata allo sport. In oltre quindici anni, il centro riminese è passato da struttura energivora e in difficoltà economica a modello di efficienza energetica, grazie a una serie di interventi mirati che hanno ridotto drasticamente i consumi e i costi di gestione.
«Quando l’abbiamo rilevato – spiega Pasini – il Garden era una struttura fatiscente, con consumi enormi. Da lì è cominciato il percorso di efficientamento».
Il primo passo è stato il relamping, la sostituzione di tutte le vecchie lampade a vapore di mercurio con luci a LED, che ha portato i consumi da un milione di kilowattora all’anno a circa 650mila.
Poi è arrivato il fotovoltaico, installato quattro anni fa sul tetto del centro: un impianto da 100 kilowatt di picco che produce 130-140mila kilowattora all’anno.
A completare il quadro c’è un cogeneratore a gas in grado di generare 70 kilowatt di energia elettrica, fornendo al contempo acqua calda a 85 gradi per il riscaldamento delle piscine e delle docce.
Il risultato? «Oggi produciamo internamente circa la metà dell’energia che consumiamo e abbiamo abbattuto i costi di quasi due terzi», sottolinea Pasini. Anche sul fronte del gas i progressi sono notevoli: dai 300mila metri cubi annui di un tempo si è scesi a 200mila, con un risparmio di 100mila metri cubi all’anno.
Ma la corsa del Garden verso la sostenibilità non si ferma qui. Il prossimo obiettivo è coprire il parcheggio con un nuovo impianto fotovoltaico da 250 kilowatt, che permetterà di produrre ancora più energia e, allo stesso tempo, offrire una copertura ai veicoli dei soci. «Con questo intervento – spiega Pasini – potremmo diventare quasi autosufficienti».
C’è però una criticità ancora aperta: il consumo d’acqua.
«Siamo costretti per legge – racconta – a scaricare ogni giorno il 3% dell’acqua delle piscine, circa 40-50 metri cubi. È una normativa del 2003 che andrebbe aggiornata: oggi potremmo tranquillamente ripotabilizzarla e riutilizzarla».
Il sogno del dottor Pasini guarda però ancora più avanti: «Vorrei riuscire a utilizzare quest’acqua per produrre idrogeno attraverso il fotovoltaico, accumularlo e poi sfruttarlo quando il sole non c’è. La tecnologia in questo campo sta facendo passi da gigante e speriamo di poterci arrivare presto».
In un periodo in cui l’aumento dei costi energetici mette in difficoltà molte strutture sportive, il Garden dimostra che innovazione e visione a lungo termine possono fare la differenza. Da centro in crisi a esempio di efficienza sostenibile, la storia raccontata dal dottor Pasini è quella di un progetto che ha saputo coniugare rispetto per l’ambiente e solidità economica, con lo sguardo già rivolto al futuro dell’energia pulita.
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