Gianfranco Miro Gori torna alla poesia dialettale con "Arnéunz e zanzai"
Il nuovo libro di Gori è arricchito da prefazione di David Riondino e postfazione di Manuel Cohen, e verrà presentato il 18 marzo alle ore 18 alla Biblioteca Gambalunga

Dopo dieci anni, Gianfranco Miro Gori ritorna alla poesia dialettale, con la raccolta nel dialetto romagnolo di San Mauro Arnéunz e zanzai (alla lettera Rinunce e brandelli). Si tratta del suo quinto libro di versi. Aveva esordito nel 1995 con Strafócc (Cianfrusaglie).
Nel libro sono raccolti gli scritti degli ultimi dieci anni. Si tratta di poesie pubblicate su riviste o in volumi collettivi, insieme ad alcuni inediti. C’è anche un breve racconto che narra di un’esondazione del Rio Salto avvenuta, secondo la tradizione, all’inizio del Novecento a San Mauro: l’acqua allaga il paese, risparmiando miracolosamente la chiesuola della Madonna dell’Acqua, ma sommergendo la piazza principale. Non mancano versi che riportano al cinema, tema centrale del lavoro dell’autore e della sua penultima raccolta. C’è persino un componimento scritto con il ritmo del rap, oltre ad altri testi di varia natura. Spiccano nella raccolta i cinque monologhi de La sciuptèda, dedicati al celebre omicidio impunito di Ruggero Pascoli, padre del poeta. La vicenda viene raccontata attraverso le voci di alcuni protagonisti: E mort mazè (Il morto ammazzato), L’asasoin (L’assassino), La vedva (La vedova), Gli Urfan (Gli orfani) e E mandent (Il mandante), ognuno con la propria versione espressa in versi endecasillabi. In origine, l’idea era quella di scrivere un romanzo in dialetto sulla vicenda di Ruggero Pascoli. Poi, però, è sembrato più naturale raccontare quei fatti nella lingua madre, dato che erano accaduti in dialetto. Non potendo realizzare un romanzo in quella forma, che sarebbe risultato di difficile lettura, la scelta è caduta sulla poesia. Nel libro è presente anche la traduzione di una parte del poemetto di Giovanni Pascoli L’ultimo viaggio di Ulisse, nata dalla curiosità di ascoltare come potesse suonare la grande poesia pascoliana nella sua lingua materna.
L’opera, pubblicata da Pazzini nella collana Parole nell’Ombra, è arricchita da una prefazione di David Riondino e da una postfazione di Manuel Cohen, il quale riconosce all’autore «una voce eccellente […] ammantata di una buona dose di ironia e di understatement, pienamente consapevole del proprio mandato, della potenza del passato, della necessità del presente».
A conversare con l’autore sarà Piergiorgio Grassi, già professore di Filosofia della religione e di Sociologia della religione presso l’Università degli Studi di Urbino.
Gianfranco Miro Gori, ha ideato e diretto la Cineteca di Rimini e ideato e presieduto l’associazione culturale Sammauroindustria di cui è attualmente direttore. Organizzatore di festival cinematografici e manifestazioni culturali in Italia e all’estero, ha pubblicato saggi di argomento cinematografico e storico, opere narrative e quattro raccolte di poesie nel dialetto di San Mauro Pascoli: Strafócc; Gnént; Cantèdi; È cino, la gran bòta, la s-ciuptèda.