Il bacino glaciale più alto dell’Emilia Romagna tra natura e trekking

Scopri il Lago Santo Modenese, il lago glaciale più alto dell’Emilia Romagna, meta ideale per escursioni nel Parco del Frignano.

A cura di Redazione
03 settembre 2025 18:00
Il bacino glaciale più alto dell’Emilia Romagna tra natura e trekking - Foto: Giovanni Cerretani/Wikipedia
Foto: Giovanni Cerretani/Wikipedia
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Un lago glaciale tra le vette dell’Appennino Modenese

Il Lago Santo Modenese si trova nel territorio del comune di Pievepelago, in provincia di Modena, e rappresenta uno dei luoghi più iconici dell’Appennino settentrionale. È riconosciuto come il lago naturale di maggiori dimensioni e di altitudine più elevata della catena appenninica a nord di Firenze, un vero e proprio gioiello montano dell’Emilia Romagna. Situato a 1.501 metri di altitudine, il lago ha avuto origine in seguito ai processi glaciali che interessarono la regione durante l’ultima era glaciale, modellando la conca che oggi accoglie le sue acque. La sua superficie si estende per circa 58.000 metri quadrati, mentre la profondità massima raggiunge i 22 metri, rendendolo un bacino imponente e affascinante dal punto di vista geologico.

Le acque del lago sono alimentate principalmente da sorgenti sotterranee e dallo scioglimento delle nevi che ricoprono le cime circostanti per gran parte dell’anno. Questa alimentazione naturale garantisce una qualità eccezionale dell’acqua e un equilibrio ecologico che favorisce la presenza di una flora e fauna tipica degli ambienti montani d’alta quota. Intorno al lago si estende un ambiente boschivo di faggi secolari, tra cui è possibile osservare anche esemplari di abete bianco e mirtilli selvatici, piante simbolo dell’Appennino modenese.

Il Lago Santo Modenese si trova nel cuore del Parco del Frignano, un’area naturale protetta che salvaguarda una delle zone più incontaminate dell’Appennino. Questo parco, istituito per preservare l’incredibile biodiversità della regione, ospita specie animali come caprioli, cinghiali, volpi, lupi appenninici e numerosi rapaci come la poiana e l’astore. Non è raro, percorrendo i sentieri che circondano il lago, imbattersi in tracce di fauna selvatica o scorgere in lontananza branchi di cervi durante i periodi di bramito autunnale.

Oltre all’interesse naturalistico, il lago costituisce un importante punto di partenza per escursioni verso le cime più alte del crinale tosco-emiliano. In particolare, i sentieri segnalati dal Club Alpino Italiano (CAI) collegano il Lago Santo alle vette del Monte Giovo (1.991 m) e del Monte Rondinaio (1.964 m), offrendo panorami spettacolari sia sul versante emiliano che su quello toscano. Nei giorni limpidi, dall’alto del crinale si può scorgere persino il Mar Tirreno a ovest e l’Adriatico a est, un privilegio raro e suggestivo.

Valore storico e utilizzo turistico

In passato, ben prima che l’area diventasse una meta escursionistica e turistica, il Lago Santo Modenese svolgeva un ruolo fondamentale nella vita delle comunità locali come riserva naturale di ghiaccio. Durante i rigidi inverni, gli abitanti della zona tagliavano blocchi di ghiaccio dalle acque ghiacciate del lago e li immagazzinavano in apposite ghiacciaie naturali scavate nella roccia o nel terreno. Questi blocchi erano poi utilizzati nei mesi caldi per conservare alimenti deperibili, soprattutto carni, latticini e prodotti derivati dalla lavorazione del latte come il burro e i formaggi tipici dell’Appennino. Questa tradizione, oggi scomparsa, rimane testimoniata nei racconti locali e rappresenta una pagina affascinante della storia del territorio.

Con il passare dei decenni, e in particolare nel corso del Novecento, l’area del Lago Santo Modenese è stata progressivamente valorizzata per la sua vocazione turistica e naturalistica. Sono stati costruiti rifugi alpini come il Rifugio Marchetti e il Rifugio Giovo, che ancora oggi accolgono escursionisti e alpinisti durante tutto l’anno. Grazie a queste strutture è possibile intraprendere itinerari ad anello che uniscono il Lago Santo ad altri bacini glaciali presenti nella zona e ad antiche vie di crinale che collegano l’Emilia Romagna alla Toscana.

Oggi il lago è una meta ambita non solo dagli amanti del trekking e dell’alpinismo, ma anche da chi cerca un contatto autentico con la natura. Durante l’estate, le sue sponde diventano luogo di ristoro per famiglie e gruppi di escursionisti, mentre in inverno il paesaggio innevato crea scenari particolarmente suggestivi e richiama anche praticanti di ciaspole e scialpinismo. L’area è inoltre rinomata per la raccolta dei mirtilli e dei funghi porcini, risorse tipiche che arricchiscono la gastronomia locale con piatti come la polenta con funghi e selvaggina.

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