Il Ddl sul consenso si arena: scontro nella maggioranza
Nordio parla di rinvio tecnico. Salvini e parte del centrodestra temono rischi interpretativi. Crescono i dubbi sull’inversione dell’onere della prova
Il giorno successivo allo stop al disegno di legge sul consenso “libero e attuale”, il ministro della Giustizia Carlo Nordio interviene per chiarire che non si tratta di un affossamento, bensì di “un rinvio per questioni tecniche”. Una precisazione che mira a stemperare le tensioni esplose nella maggioranza, dove il testo ha sollevato più di una perplessità.
Al centro del dibattito c’è soprattutto il nodo dell’inversione dell’onere della prova: con l’attuale formulazione, spiegano vari esponenti della coalizione, rischierebbe di gravare sull’accusato l’obbligo di dimostrare il proprio consenso, aprendo scenari giudiziari considerati problematici.
La presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, ha annunciato l’avvio di un ciclo di audizioni “solo di tecnici”, segnale della volontà di approfondire gli aspetti più delicati del provvedimento. Sulla stessa linea anche la ministra Eugenia Roccella: “Meglio prendersi più tempo ed approvare una legge convincente”, ricordando come dubbi analoghi siano stati espressi anche da giuristi di rilievo, tra cui l’ex presidente delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza.
Più netto il vicepremier Matteo Salvini, secondo cui il ddl, “così com’è scritto ora, è interpretabile e lascia spazio a vendette personali”. Parole che segnano chiaramente la distanza di una parte della maggioranza rispetto a un testo considerato necessario da diversi settori della società civile, ma che continua a dividere il fronte politico.
Il confronto proseguirà nelle prossime settimane, con l’obiettivo dichiarato di trovare un equilibrio tra tutela delle vittime e garanzie per gli imputati, senza rinunciare a un passo avanti nella definizione giuridica del consenso.
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