Israele domina i cieli di Teheran, l’Iran apre al dialogo
Colpita la TV di Stato, voci su un salvacondotto per Khamenei

La crisi mediorientale segna una nuova e drammatica escalation. Fonti israeliane riferiscono che le forze dello Stato ebraico avrebbero assunto il controllo dello spazio aereo sopra Teheran, in un’operazione definita da Benjamin Netanyahu come “un cambiamento radicale dello scenario”.
Nel corso delle ultime ore, Israele ha sollecitato l’evacuazione di uno dei distretti centrali della capitale iraniana, mentre diverse fonti parlano di un attacco diretto alla sede della televisione di Stato iraniana. L’azione sarebbe parte di una più ampia campagna militare mirata a colpire infrastrutture strategiche.
Non si arrestano però le rappresaglie: un drone non identificato sarebbe esploso nei pressi della residenza del primo ministro israeliano a Gerusalemme, senza causare vittime. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato che “Teheran è pronta a rispondere con forza crescente se Israele continuerà con le sue operazioni”.
Segnali di cedimento a Teheran
Secondo un’indiscrezione riportata dal Wall Street Journal, emergono i primi segnali di una possibile svolta diplomatica. Attraverso canali indiretti e intermediari arabi, l’Iran avrebbe manifestato l’intenzione di porre fine alle ostilità e riavviare i negoziati sul programma nucleare.
In cambio, Teheran avrebbe chiesto pressioni da parte di Donald Trump su Israele per accettare un cessate il fuoco, offrendo in cambio una maggiore apertura al tavolo negoziale.
Khamenei in fuga? Le voci di un salvacondotto per Mosca
Le stesse fonti citate dal quotidiano americano parlano anche di un ulteriore sviluppo potenzialmente destabilizzante: la Guida suprema Ali Khamenei e alcuni membri chiave del regime starebbero valutando l’ipotesi di lasciare il Paese. Si rincorrono voci su possibili salvacondotti verso Mosca, nell’eventualità di un crollo del sistema di potere iraniano.
La situazione resta estremamente fluida e carica di tensione. Le cancellerie occidentali osservano con attenzione l’evolversi degli eventi, mentre cresce l’allarme per una possibile estensione del conflitto.