In Emilia Romagna c'è un luogo di rocce bianche e grotte preistoriche: un patrimonio che lascia senza fiato
Scopri la Vena del Gesso Romagnola: 25 km di rocce bianche, grotte preistoriche e biodiversità unica tra Imola e Faenza.

In Emilia-Romagna, a cavallo tra le province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, si estende un territorio che sembra uscito da un atlante geologico dell’età antica: la Vena del Gesso Romagnola. Si tratta di una dorsale calcarea e gessosa lunga oltre 25 chilometri, che taglia bruscamente le colline romagnole tra Imola, Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme, offrendo un paesaggio unico nel suo genere. È l’unica formazione di gesso monolitica e continua in Europa, larga fino a 1,5 km e con falesie candide che sembrano neve anche in estate.
La sua origine risale a circa 6 milioni di anni fa, durante la cosiddetta crisi di salinità del Messiniano, quando l’intero bacino del Mediterraneo si prosciugò in seguito alla chiusura dello stretto di Gibilterra. In questo periodo si formarono spesse coltri di evaporiti, tra cui i gessi selenitici che oggi affiorano in Romagna come una catena pietrificata di straordinario valore scientifico. Il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola è stato istituito nel 2005, ma il riconoscimento più importante è arrivato nel settembre 2023, quando è entrato ufficialmente nel patrimonio mondiale UNESCO, nella categoria “Carsismo nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale”, insieme ad altri sei complessi gessosi italiani.
Grotte millenarie e paesaggi unici
La peculiarità della Vena del Gesso non è solo paesaggistica: sotto la sua superficie si apre un mondo nascosto, fatto di oltre 200 grotte e più di 40 chilometri di gallerie sotterranee mappate. Alcuni dei sistemi più famosi sono la Grotta del Re Tiberio (dove sono stati ritrovati segni di frequentazione umana preistorica), l’Abisso Fantini (profondo oltre 100 metri) e la Grotta dei Banditi, che, come suggerisce il nome, fu per secoli rifugio di fuorilegge e viandanti.
Queste cavità si sviluppano nel gesso grazie a un carsismo molto attivo, con doline, inghiottitoi, risorgive e fiumi sotterranei. Esternamente, il paesaggio è punteggiato da creste bianche, pareti verticali, valloni ciechi e campi solcati. Le falesie, battute dal vento e dal sole, ospitano una vegetazione xerofila sorprendente, con orchidee spontanee, rosmarino selvatico, ginestrini rupestri e l’aromatico elicriso (Helichrysum italicum), pianta mediterranea che cresce qui grazie al microclima caldo-arido generato dal gesso.
Sentieri sospesi e biodiversità spettacolare
Il Parco è anche una meta escursionistica tra le più affascinanti della Romagna. Oltre a decine di sentieri ad anello e mulattiere panoramiche, esiste un percorso di lunga percorrenza di circa 70 km, detto “Via del Gesso”, che collega Imola a Faenza lungo l’intera dorsale. Durante il tragitto si attraversano borghi storici, antiche cave, grotte visitabili, eremi e punti panoramici sospesi sulle valli.
Non mancano le escursioni notturne all’interno delle cavità carsiche, organizzate in sicurezza con guide esperte e illuminazione individuale: esperienze immersive che permettono di vivere il fascino più misterioso di questo sistema geologico. Il Parco è anche un hotspot di biodiversità, con oltre 480 specie vegetali censite, quasi 250 specie di vertebrati, colonie di pipistrelli rari come il Vespertilio maggiore e il Miniottero, oltre a insetti endemici e uccelli rapaci.
Tra i ritrovamenti più curiosi vi è quello dell’orso delle caverne (Ursus spelaeus): alcuni resti fossili attribuiti a questa specie preistorica sono stati rinvenuti nella ex cava del Monticino, oggi allestita come centro visita e sito didattico del parco. Questo conferma che la Vena del Gesso, oltre a essere un sito naturalistico e paesaggistico d’eccellenza, è anche un archivio naturale della storia evolutiva e culturale dell’Appennino.