La sanità italiana al collasso: tagli, disuguaglianze e personale in fuga
Investimenti insufficienti e riforme mancate mettono a rischio il Servizio Sanitario Nazionale, con liste d’attesa record, divari tra Nord e Sud e un futuro sempre più incerto per la salute pubblica

Negli ultimi anni, la sanità è rimasta ai margini dell’agenda politica, con il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) sempre più in crisi. Problemi come liste d’attesa interminabili, pronto soccorso affollati e carenza di personale riflettono un sistema sottofinanziato. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, evidenzia come in Italia si investa sempre meno in sanità, con la spesa sanitaria in rapporto al PIL destinata a scendere al minimo storico del 5,7% entro il 2029.
Il divario tra Nord e Sud aggrava la situazione, con il Mezzogiorno penalizzato da tagli e mancate riorganizzazioni che spingono molti cittadini a migrare verso le regioni del Nord per cure mediche. Nonostante gli annunci di investimenti record da parte del governo, il definanziamento cronico della sanità italiana continua a compromettere l’efficienza del sistema.
Cartabellotta sottolinea la necessità di un piano a lungo termine per finanziare e riformare il settore. Le priorità includono il rafforzamento del personale sanitario, oggi poco motivato e spesso attratto dal privato o dall’estero, e la revisione dei livelli essenziali di assistenza (Lea), oggi sproporzionati rispetto ai finanziamenti disponibili. Senza interventi strutturali, il Ssn rischia di non poter garantire la tutela della salute dei cittadini, aggravando le disuguaglianze e spingendo verso un modello sanitario sempre più insostenibile.