L’Agenzia delle Entrate punta i bancomat: prelievi sotto osservazione
Nel mirino del fisco: cosa non sbagliare con bancomat e conti correnti

L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sui conti correnti, in particolare sui prelievi effettuati tramite bancomat, con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e individuare eventuali redditi non dichiarati.
Secondo l’articolo 32 del D.P.R. 600/1973, l’Agenzia può analizzare movimenti bancari e presumere ricavi “in nero” se non adeguatamente giustificati, soprattutto nel caso di titolari di partita Iva.
Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria del Lazio (n.1869/2025) ha precisato che, per i professionisti e lavoratori autonomi (come avvocati o artigiani), i prelievi non documentati non sono automaticamente considerati compensi nascosti, offrendo loro una maggiore tutela rispetto agli imprenditori.
Il vero nodo restano i versamenti: a differenza dei prelievi, che possono avere destinazioni varie, i versamenti sono considerati potenziali ricavi e devono essere sempre tracciabili e giustificati. Su questi l’Agenzia concentra i controlli, anche tramite l’uso degli Isa e incroci di dati con clienti e fornitori.