L'eclettica cantautrice Marta del Grandi in scena al Verucchio Music Festival
Giovedì 27 luglio alle 21.30 nel Sagrato della Collegiata

Secondo fine settimana per la XXXIX edizione del Verucchio Music Festival, promosso dal Comune di Verucchio con la direzione artistica curata da Ponderosa Music & Art.
Ad inaugurare il lungo week end di musica di qualità giovedì 27 luglio (ore 21.30, ingresso gratuito, piazza Battaglini, Sagrato della Collegiata) sale sul palcoscenico della storica kermesse verucchiese Marta del Grandi, cantante italiana che ha lavorato in Belgio per la sua formazione musicale, ricercatrice di sonorità da tutto il mondo, prossima alla pubblicazione del nuovo album Selva, atteso nel mese di ottobre 2023. A Verucchio sarà accompagnata dalla violoncellista Flavia Massimo.
Marta Del Grandi, italiana di nascita, è una cantautrice eclettica che raccoglie influenze da vicino e da lontano per creare uno stile unico che spazia tra i generi, una vocalist jazz in origine, che ora percorre il suo percorso unico e inesplorato. Firmato il contratto con Fire Records, ha pubblicato il suo album di debutto Until We Fossilize nel novembre 2021. In un passato non troppo lontano, Marta ha studiato Jazz Vocals al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ha vinto diplomi, si è dilettata con gruppi e collaborazioni, con strutture di canzoni e giochi di parole. Ha visitato la Cina, poi il Nepal, dove ha insegnato al Conservatorio di Kathmandu, prima di tornare in Italia, dove ha raccolto le influenze e le ispirazioni che aveva assorbito. Da lì, le canzoni sono diventate colonne sonore, sono emersi schemi, le voci sono scivolate sui sintetizzatori elettronici, le strutture classiche e le onde sonore ambientali si sono avvicendate; si sono sviluppate strane sfumature di texture. Il suo stile vocale è maturato; è diventato folky, West Coast, etereo, pronunciato, avvolgente, esotico, esplorativo, qui, là, ovunque… una presenza camaleontica che fa da contraltare alla sua musica. Marta Del Grandi ha studiato la raffinata arte del songwriting, attingendo alla meraviglia della vita, intrecciando storie di fossili marini sulla cima dell’Himalaya, miti intorno a pietre preziose e specie sull’orlo dell’estinzione. “Moderna e ancestrale allo stesso tempo”. Con una struttura che ricorda Morricone e un pizzico di David Lynch, la sua musica è giocosa ed evocativa; è un talento raro, e il disco Until We Fossilize è il primo fiore all’occhiello della sua arte eclettica.