Maxi inchiesta a Milano, Sala contestato in Consiglio Comunale
Meloni: 'Avviso garanzia non porta automatismo di dimissioni'

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato contestato in Consiglio comunale dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati, insieme ad altre 73 persone, nell’ambito di una maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica nel capoluogo lombardo. Le accuse spaziano dalla corruzione al falso ideologico, dall’abuso edilizio alla lottizzazione abusiva fino all’induzione indebita.
Tra i destinatari delle sei richieste di arresto figurano l’imprenditore Manfredi Catella e l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, che si è dichiarato pronto a dimettersi. Indagato anche l’architetto Stefano Boeri.
La vicenda ha generato un forte scontro politico. Il Partito Democratico milanese ha ribadito il sostegno al sindaco e alla giunta, posizione condivisa dalla segretaria nazionale Elly Schlein. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato che “un avviso di garanzia non comporta automaticamente le dimissioni”. Di segno opposto le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, che definisce la giunta “inadeguata”, e della Lega, che invoca le dimissioni del sindaco e nuove elezioni.
Più cauti i toni del governatore Attilio Fontana, che si è detto garantista, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto accusa: “A Milano le toghe vogliono sostituirsi al legislatore”. L’inchiesta promette di avere conseguenze politiche di lungo corso.