Rimini, la nipote avvocata difende la nonna contro l’Inps: il Tribunale le dà ragione
Una storia di giustizia, famiglia e determinazione che si è risolta positivamente al Tribunale di Rimini

Una storia di giustizia, famiglia e determinazione si è conclusa con una vittoria importante al Tribunale di Rimini. La Sig.ra Seconda Filippi, 78 anni, si era vista recapitare lo scorso marzo una comunicazione da parte dell’INPS con cui le veniva richiesto di restituire oltre 8.200 euro relativi all’assegno sociale percepito durante l’anno 2023. La motivazione? Il presunto superamento dei limiti di reddito, a seguito di un ricalcolo effettuato dall’Ente sulla base di dati risalenti al 2020.
A difendere la Signora Filippi è stata sua nipote, l’Avvocata Greta Testa del Foro di Rimini, che ha impugnato il provvedimento davanti al Giudice del lavoro.
Dopo un attento esame della documentazione e delle norme di riferimento, il Tribunale Ordinario di Rimini – Sezione Lavoro, con sentenza pubblicata il 15 luglio 2025 ha accolto integralmente il ricorso presentato dalla Sig.ra Seconda Filippi, annullando la pretesa dell’INPS di restituzione dell’asserito indebito assistenziale pari a € 8.237,83 e condannandolo a rifondere le spese legali.
Il Tribunale ha affermato che in assenza di dolo da parte della beneficiaria e in presenza di un legittimo affidamento sul diritto alla prestazione, l’indebito non è ripetibile.
Richiamando una consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, il Giudice ha sottolineato come l’indebito assistenziale possa essere richiesto solo a partire dal momento in cui l’Ente ne accerti formalmente le condizioni, e non retroattivamente.
“La legge – ha affermato l’Avv. Testa – tutela il legittimo affidamento del cittadino. Mia nonna ha sempre comunicato i suoi redditi con trasparenza, ed è inaccettabile che un ente pubblico chieda oggi la restituzione di somme sulla base di controlli tardivi e non tempestivi. Questa sentenza conferma un principio fondamentale: la correttezza delle persone va riconosciuta, non punita”.
Particolarmente toccante l’aspetto personale della vicenda: la difesa legale è quindi stata affidata alla nipote della ricorrente che ha seguito il caso con rigore professionale ma anche con un evidente coinvolgimento emotivo. “Per me non è stata solo una causa, ma un atto d’amore e di giustizia nei confronti di mia nonna, che ha sempre vissuto con dignità e correttezza. Vederle riconosciuto il diritto di non dover restituire una somma ricevuta in buona fede, è una grande soddisfazione sia personale che professionale”, dichiara l’Avv. Testa.