Mazara: morta l'insegnante che denunciò il referto istologico arrivato con otto mesi di ritardo

. Dieci medici indagati per negligenza

A cura di Glauco Valentini Redazione
10 ottobre 2025 16:08
Mazara: morta l'insegnante che denunciò il referto istologico arrivato con otto mesi di ritardo - La professoressa aveva 56 anni
La professoressa aveva 56 anni
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È morta a Mazara del Vallo, all’età di 56 anni, Maria Cristina Gallo, insegnante e madre, protagonista di una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e messo in luce gravi falle nel sistema sanitario siciliano. La sua battaglia civile era iniziata nel dicembre 2023, quando, dopo un’isterectomia, si sottopose a un esame istologico per accertare la natura della malattia. Il referto, però, arrivò soltanto nell’agosto 2024, otto mesi dopo il prelievo dei tessuti, quando ormai il quadro clinico era compromesso da metastasi diffuse.

La denuncia di Gallo ha dato origine a un’inchiesta della Procura di Trapani, tuttora in corso, che vede indagati dieci medici per presunte negligenze e omissioni. Il campione istologico era stato inviato al laboratorio di Anatomia Patologica di Castelvetrano, dove avrebbe dovuto essere analizzato entro poche settimane. Invece, tra silenzi e rimpalli, il risultato arrivò troppo tardi per avviare tempestivamente le terapie.

«Non voglio giustizia, voglio praticare la giustizia per il futuro», aveva dichiarato Maria Cristina, trasformando il suo dolore in un impegno per gli altri. La sua vicenda ha acceso i riflettori sui ritardi cronici nella consegna dei referti istologici all’Asp di Trapani, portando anche a un’interrogazione parlamentare e all’invio di ispettori ministeriali.

La comunità di Mazara del Vallo la ricorda come una donna coraggiosa, battagliera e profondamente legata ai giovani. Oltre all’insegnamento, aveva fondato una biblioteca per bambini e collaborato con la Diocesi locale. Lascia il marito Giorgio Tranchida e due figli. Il sindaco Salvatore Quinci ha proclamato il lutto cittadino, definendo la sua scomparsa «una perdita che ci lascia sgomenti, ma che ci impone di continuare la sua battaglia per una sanità più giusta».

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