Piero Fassino era arrivato al Meeting con le migliori intenzioni. Ma, malgrado abbia toccato temi cari al ‘popolo di Cl’, dal merito come base della società All’orgoglio di fare impresa, non è riuscito ad evitare i fischi al confronto con Giulio Tremonti che, invece, ha incassato applausi sonori dal pubblico che partecipava al dibattito politico-clou della settimana riminese. Il leader della Quercia, alla sua seconda volta al Meeting da segretario Ds, era arrivato a Rimini promettendo a nome della maggioranza per la prossima Finanziaria un "significativo alleggerimento sull’ Ici e misure di riduzione della pressione fiscale per le imprese". E, passeggiando per i padiglioni della Fiera prima del dibattito sulle proposte bipartisan per rilanciare il Paese aveva ‘surclassato’ Tremonti, almeno nell’acquisto dei biglietti della lotteria del Meeting. L’ex ministro dell’Economia aveva detto di no ai volontari che glieli offrivano dicendo di non avere soldi con sé; Fassino, invece, ha risposto subito sì all’offerta, mettendo mano al portafoglio e prendendo due tagliandi della riffa. Ma i fischi per il segretario dei Ds sono arrivati subito dopo il suo ingresso nell’auditorium al fianco di Tremonti, che invece ha incassato battimani misti a qualche mugugno. Il presidente di Cdo Raffaello Vignali ha quindi invitato semplicemente "chi non è d’accordo a non applaudire". La situazione sembra riequilibrarsi quando Fassino sostiene che "riformare la legge elettorale è possibile, con un largo consenso di maggioranza e opposizione e non a colpi di maggioranza", indicando "quattro obiettivi: dar vita ad un testo che garantisca una maggioranza stabile e certa, riduca la frammentazione politica, rappresenti equamente uomini e donne e restituisca agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti". Consensi raccoglie anche quando mette in guardia dal "rischio dell’antipolitica", che si manifesta ad esempio nell’assumere il libro ‘La casta’, come "un Vangelo". Tremonti individua nella introduzione del 5X1000 per l’ambiente e dell’alzabandiera nelle scuole per rafforzare il sentimento di identità nazionale due iniziative per riaprire il dialogo. Ma il dissenso della sala torna a manifestarsi per il leader Ds. Soprattutto quando propone di "rimettere al centro della società italiana la parola ‘merito’". Tornano i fischi, qualcuno grida "ipocrita". Fassino incassa. Chiede: "dovreste essere contenti di quello che dico, no?". E va avanti auspicando che si torni ad essere "orgogliosi di fare impresa". Alle nuove contestazioni, il leader Ds ribatte: "guardate che vengo da nove anni dai Gesuiti: mi hanno insegnato che tra rassicurare un fedele e convincere un infedele é più facile la seconda ipotesi". Ma non basta; riesce a dirsi d’accordo con Tremonti sul 5 per mille sull’ambiente, ma quando parla di Welfare riparte la contestazione. "Cambia discorso", gli urlano, mentre Vignali si sbraccia per riportare il silenzio. Al che Tremonti cala il ‘carico da undici’: "Fassino è un politico che non le manda a dire, ma privilegiare il merito vuol dire basta con l"ope legis’ e con la stabilizzazione dei precari? Se è così, mi sa che Fassino ha bisogno dell’amicizia di qualche infedele…". E aggiunge, raccogliendo l’applauso: "Gran parte della caduta della credibilità della Repubblica italiana è cominciata a partire dal ’68, con l’approvazione di regole che hanno eroso principi di gerarchia, autorità e responsabilità". Alla fine Vignali, che pure aveva aperto l’incontro con un "basta alle politiche degli insulti", deve ammettere di aver sperato da questo confronto "di meglio", perché "non è dicendo di chi è la colpa che si cambiano le cose". Fassino lascia la fiera gelido. "E’ stato un dibattito normalissimo", dice. E ai cronisti che gli chiedono se tornerà al Meeting, risponde: "non è la prima volta che vengo…".
Meeting: match Fassino-Tremonti tra fischi e applausi
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