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Sonni impossibili in zona Padulli a Rimini per colpa di un bar, i residenti: «Siamo stremati e nessuno interviene»

Dopo i dialoghi con la gestione e i tentativi di conciliazione, sono partiti gli esposti in Procura

A cura di Redazione
25 agosto 2019 05:09
Sonni impossibili in zona Padulli a Rimini per colpa di un bar, i residenti: «Siamo stremati e nessuno interviene» -
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Un incubo, è proprio il caso di dirlo, a occhi aperti. È quello che stanno vivendo i residenti di zona Padulli a Rimini, per la precisione quelli che abitano a ridosso di un bar che ha cambiato gestione da un semestre appena ma che da allora sta costringendo le famiglie che ci vivono sopra, davanti e tutt’attorno a subire feste, spesso e volentieri con musica a volumi sostenuti, cagnara e vociare fino alle 4, anche 5 del mattino. Portavoce dell’enorme disagio che stanno provando gli abitanti di questa porzione della città Michele Salvatore, fabbro, marito e padre di tre bambini che da 6 mesi sta combattendo con la nuova gestione del locale, «un pub mascherato da bar», per avere orari congrui di apertura e un'azione più efficace dei titolari per contenere l'entusiasmo dei propri clienti.

Salvatore ha la sfortuna di abitare proprio sopra il bar, che si trova al piano terra di un condominio e che spesso e volentieri, quindi non soltanto nel fine settimana, ospita concerti, serate a tema e avventori che portano ogni genere di caos. «Se va bene dormo 2, 3 ore a settimana», racconta ormai stremato e al limite delle forze, oltre che della sopportazione, «in 6 mesi avremo dormito 20 giorni. Sono preoccupato per i miei figli, ogni notte cerco di tranquillizzarli e farli addormentare con i tappi o le cuffiette, ma spesso e volentieri non funziona, tanto che si addormentano alle 2 se va bene. Dobbiamo stare chiusi in casa barricati, con le tapparelle giù e le finestre chiuse, anche se non abbiamo l’aria condizionata. L’altro giorno ho dovuto urlare dal balcone di tacere perché non riuscivo a parlare con i miei ospiti».

I tentativi di conciliazione sono stati molti, ma vani: «Ho provato più volte a trovare un accordo con i titolari di persona, li ho anche invitati in casa mia per capire dal vivo cosa proviamo ogni volta che loro mettono su la musica oppure consentono il caos anche dopo averla spenta. Non trovando un punto di contatto, mi hanno proposto un corrispettivo in denaro per il disturbo o per andare a dormire in albergo nelle serate di festa». Una proposta irrispettosa che Salvatore ha rifiutato. «Siamo passati per l’avvocato, che ha mandato una lettera di diffida. Nemmeno quella è servita». Si tratta di un locale che «dovrebbe chiudere all’una, ma non lo fa mai. Anche la musica, che andrebbe spenta a mezzanotte, spesso e volentieri supera gli orari limite». Neanche le chiamate alle forze dell’ordine sono mancate, ma «finora non si è mai vista una pattuglia». Un disagio che è cresciuto al punto da presentare due esposti in procura, uno nei confronti del Comune l’altro nei confronti del locale, per cercare di risolvere la situazione. «Ci stanno distruggendo psicologicamente, io sono dovuto andare in pronto soccorso per un crollo. Il bello è che si difendono citando le ordinanze del Comune», ente che viene tirato in causa anche perché «nel bar lavora un consigliere comunale». Nel frattempo una quindicina di residenti sono già andati a testimoniare dagli agenti della polizia municipale. Dall’ultimo intervento dell’avvocato di giugno però non sono ancora arrivate risposte. Si attende anche il rilevamento delle immissioni sonore da parte dell’Arpa.

«Con la gestione precedente non ho mai avuto problemi», conclude l’uomo, «abitiamo qui da tre anni e negli ultimi due anni e mezzo non abbiamo mai avuto problemi». Oltre al casino, gli abitanti devono fare anche i conti con episodi di degrado: «spesso e volentieri ci sono bottiglie o bicchieri abbandonati anche all’ingresso del nostro palazzo. Mia figlia una mattina per andare a scuola per poco non è scivolata su dei pezzi di vetro. Poteva farsi male». Il clima è talmente teso che qualche fruitore ha anche pensato bene di lanciare bottigliecontro i cancelli del palazzo. Per non parlare di un episodio documentato anche dal proprio profilo Facebook: «Le due bambine dei vicini stavano male, ma l’ambulanza non riusciva a passare perché le macchine dei clienti bloccavano la strada», documenta Salvatore. «La situazione è insostenibile: se qualcuno non interviene per risolverla immediatamente, mi incateno al cancello del Comune». E la stanchezza psicologica è tale da rendere lo scenario altamente possibile.

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