Altarimini

Talamello, un gioiello architettonico dal profilo medievale

Una finestra aperta sul Marecchia con prospettiva rinascimentale

A cura di Redazione
03 luglio 2022 06:23
Talamello, un gioiello architettonico dal profilo medievale - Talamello
Talamello
Condividi

Di Alessandro Bianchi*

Percorrendo la strada marecchiese da Rimini, tra paesaggi inaspettati e profili dai nasi rocciosi, arrivate a Novafeltria, il paese “nuovo” alle pendici di Talamello. Il paese “vecchio”, il borgo di Talamello, roccaforte dei Malatesta nella lotta contro i Montefeltro, è invece una sorta di genitore, di grande saggio che dall’alto osserva il proprio figlio.

Per chi scrive oggi, Novafeltria e Talamello sono un’unica piccola città, al di là di ogni arretrata posizione vernacolare, e costituiscono insieme il centro importante della valle, che insieme andrebbe valorizzato, tra storia e vie commerciali.

Da anni a Talamello opera un silenzioso maestro dal profilo medievale, capace di modificare il piccolo borgo come nei disegni dei Taccuini di Villard de Honnecourt, tracciando nuove linee di piazze, nuove sezioni, e dettagli che valorizzano gli scorci meravigliosi che da Talamello si aprono sulla valle del Marecchia. Il borgo si inerpica sulla collina, dalla frazione di Cà Fusino fino alla piazza dominata dal Santuario dedicato a San Lorenzo; piccole case la cui disposizione asseconda le ripide curve di livello, fra scale, scalette e terrazze a più livelli, aprendo sempre prospettive diverse e a tratti sorprendenti.

Lo spazio pubblico, di medievale matrice, è stato studiato con la sensibilità dei maestri costruttori gotici, di chi vive il progetto come costruttore di luoghi in divenire, nella gestualità del tempo quotidiano e non nella staticità di un disegno che tutto deve prevedere, che non ammette deroghe.

Se osservate con attenzione i Taccuini vi accorgerete che i dettagli architettonici non avevano una ispirazione generale, ma una tensione verso la precisione che si ottiene solo attraverso una lenta osservazione dei luoghi e degli spazi, per sovrapposizione e tentativi. Ecco allora che il nostro artifex traccia la pavimentazione in sanpietrini di fiume tra il rettangolo di Piazza Garibaldi e il Sagrato del Santuario a sud e il Municipio a nord, attraverso piccoli e articolati movimenti altimetrici che raccordano con delicatezza e sapienza architettonica i dislivelli presenti. Al centro, ribassato fortemente rispetto a tali quote, lo spalto belvedere verso le terre feretrane e malatestiane, spettacolo del reale, prospettiva chiusa in profondità dal Forte di San Leo e dalla Rocca di Maioletto. Lo spalto è cinto da una cavea che ai non avveduti apparirà come un arco circolare, in verità è un ramo di ellisse: non arriva a toccare la chiesa, si ferma prima, come forma di rispetto antico verso il monumento, così come all’estremo opposto incede verso lo spazio dello spalto con un breve aggetto. Il nostro maestro non si fa usare dalla geometria, ma la usa per dialogare con il contesto, osserva e non impone. Lo sguardo dello spettatore è direzionato, è educato a vedere il paesaggio con la delicatezza di chi deve comprendere che la finestra aperta sul Marecchia non è su una cartolina romantica, ma una prospettiva rinascimentale, di valore universale.

Così l’arte italiana è diventata patrimonio mondiale, attraverso l’attenzione al dettaglio e alla cura del visibile.
Queste qualità e questa sensibilità non mancano al nostro silenzioso maestro, Ivo Rossi, semplicisticamente conosciuto come il tecnico del Comune di Talamello.
Elogio al suo silenzio e alla sua bravura!

*professore al Politecnico di Milano, originario di Novafeltria

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Altarimini sui social