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Scuola: la vicesindaca di Rimini ha ragione. Troppi compiti a casa, lo studio non è una gara

Il problema del sovraccarico del post lezione è però solo la punta dell’iceberg

di Riccardo Giannini

Le parole della vicesindaca di Rimini Chiara Bellini hanno scoperchiato il vaso di Pandora: nelle scuole, dalle elementari alle superiori, vengono assegnati troppi compiti da svolgere a casa. Sono sempre più numerose le segnalazioni e le testimonianze dei genitori, come evidenziato dalla stessa vicesindaca: "Ci sono stati confronti molto costruttivi con alcuni genitori su questo tema. Mai toni polemici o critiche fine a se stesse. Sì, le modalità di assegnamento del carico di lavoro a casa è molto cambiato negli anni, rispetto anche alla mia generazione".  Le testimonianze riferiscono di studenti delle elementari che allungano le ore di studio alla sera, o che si alzano alla mattina, con un'ora di anticipo, per ripassare.   Il "nocciolo" della questione è comunque chiaro: "I compiti a casa dovrebbero essere il consolidamento di competenze che si acquisiscono in classe – riferisce la vicesindaca – ma in certi casi si finisce per demandare  parte del lavoro di acquisizione di competenze ai ragazzi e alle ragazze al pomeriggio, a casa. Il rischio è di lasciare indietro coloro che non hanno genitori in grado di garantire tempo e competenze per seguire i propri figli e le proprie figlie".

Tuttavia la questione dei compiti a casa è solo la punta dell'iceberg. I bambini e i ragazzi sono evidentemente sotto stress, non solo per il sovraccarico post lezione.   La vicesindaca giustamente invita a interrogarsi su una scuola  "più lenta, meno ossessionata dalle competenze" e "in grado di educare anche attraverso il benessere psicofisico". La scuola "deve andare più piano, ma lontano e insieme"

Parole sacrosante, che devono far riflettere, senza scatenarsi con le solite argomentazioni da nostalgisti incalliti, in questo caso dei tempi in cui la scuola era più dura; i tempi delle bacchettate sulle mani degli scolari, dei bambini che "una volta non erano rammoliti come oggi". I confronti con il passato sono sbagliati, in primis per la diversa composizione delle classi: "Oggi sono composte da bambini e bambine anche con svariate problematiche o fragilità. Abbiamo un numero crescente di bambini e bambine con certificazioni, con disabilità; o con disturbi di apprendimento. Oppure sono figli di famiglie con profonde storie di fragilità. E poi ci sono bambini e bambine straniere con un livello di alfabetizzazione diverso"

Oggi la società è profondamente diversa, viaggia a ritmi più alti. E questi ritmi alti stanno fagocitando anche bambini e ragazzi, che invece hanno il diritto di crescere, sbagliando e riprovando. Ognuno ha bisogno dei propri tempi. Avere tempi più lunghi non è un fallimento. Gli insegnanti devono far crescere i talenti più promettenti, ma non solo: la loro missione deve essere anche dare serenità e certezze a chi viaggia, permettemi la metafora, "a marce più basse". Questo accade? La vicesindaca Bellini "assolve" gli insegnanti: "Sia loro che gli studenti sono vittime delle criticità del mondo scolastico.  Spesso gli insegnanti sono lasciati soli. Bisogna ripensare a come oggi sono composti i gruppi classe". Ma la stessa vicesindaca riconosce che sia necessario "ripensare alla didattica, che non può essere basata solo su impartire competenze". La politica ha le proprie responsabilità, argomenta Bellini: "La scuola sta attraversando un momento difficile, frutto di tanti anni di trascuratezza e qui devo puntare il dito verso chi governa e chi ha governato questo Paese, dove la scuola è sempre stata la Cenerentola per quel che riguarda gli ambiti di indagine e le riforme".  Ad ogni modo servono urgentemente, come evidenziato dalla vicesindaca, tavoli di confronto con l'Ufficio scolastico provinciale, i dirigenti, i pedagogisti. Nella speranza che a presidi e insegnanti non manchi un po' di autocritica. La ribellione alla deriva della competizione a tutti i costi, che affligge la nostra società, deve e può partire dalla scuola, che deve premiare e valorizzare gli studenti migliori (magari anche con qualche articolo di giornale in meno: ma questa è – forse – un'altra storia) e anche evitare di lasciare troppi studenti indietro, specie quelli che faticano a raggiungere certi risultati, pur spendendo tanto impegno. 

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