Danni causati dai cinghiali, coltivatori Valmarecchia chiedono tutela e fondano associazione
Nel mirino le perizie sulla stima dei danni: 'Sono di parte, risarcimenti insufficienti'

di Riccardo Giannini
"Da anni in tutta la Provincia siamo alle prese con i problemi provocati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali. Chiediamo alla politica di intervenire". Silvano Severini, presidente dell'associazione "Coltivatori Associati Valmarecchia", si fa portavoce del disagio patito dai tanti agricoltori del territorio. L'associazione, seguita da un pool di avvocati, in primis Diego Dell'Anna e Francesca Faggiotto, è nata proprio per sostenere le rivendicazioni della categoria. La principale riguarda il risarcimento dei danni da parte dello Stato. "Quando subiamo un danno, compiliamo i nostri moduli per la richiesta di indennizzo, che sono esaminati dagli enti preposti. Poi c'è la valutazione del perito, ma purtroppo è un perito di parte, quindi la perizia è sempre sottostimata. I danni sono pagati solo in parte". Severini cita l'esempio di un collega, titolare di un'azienda agricola in Alta Valmarecchia: "Ha 300 ettari di terra, ha avuto 100 ettari danneggiati, ma gli hanno riconosciuto solamente 1700 euro di danni. Dipende dal tipo di coltura e dal danno subito, ma la media dovrebbe essere di 400-500 euro all'ettaro".
Gli agricoltori chiedono che le perizie siano effettuate da esperti superpartes, ma non solo. "Vorremmo il riconoscimento di tutti i danni subiti. Oltre alla sottostima del valore dei danni subiti, vengono riconosciuti solo quelli alle colture. Ad esempio i danni ai macchinari non vengono considerati. Eppure è frequente che una rotoballe o una falciatrice si danneggi a causa dei sassi portati in superficie dai cinghiali, quando scavano buche".
Per Severini "non c'è tutela degli agricoltori che portano avanti la vallata dal punto di vista economico, essendoci solamente 3-4 industrie". Così è nata nell'estate 2022 l'idea di creare un'associazione, formatasi nel gennaio 2023. "Chiediamo anche un controllo della fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato. Pertanto lo Stato stesso se ne occupi, recintandola nelle oasi preposte e non chiedendo agli agricoltori di recintare i propri campi.
Nel mirino dell'associazione c'è la legge 157 del 1992, che regola l'attività venatoria. Proprio giovedì (20 aprile) i rappresentanti dell'associazione, accompagnati dagli avvocati Dell'Anna e Faggiotto, sono stati ricevuti in Regione. "Abbiamo esposto le nostre problematiche in merito ai danni della fauna selvatica – spiega Severini – cercando un canale di dialogo nella regione per far presente i nostri problemi al ministero affinché si rettifichi la legge 157/92 che regolamenta la gestione della fauna selvatica, ormai obsoleta per la situazione attuale, e il cambiamento della modalità di calcolo e rimborso dei danni subiti".
La regione Emilia Romagna, spiega il referente dell'associazione, "si è dimostrata collaborativa" promettendo in sostanza di aprire un canale di confronto con il Ministero dell'Agricoltura. Ma molto dipenderà anche dalle decisioni prese a livello di Commissione Europea.