Rimini, con 4 mesi di affitto a turisti si guadagna quanto un anno di affitto a famiglie
Il tema degli affitti brevi fa ancora discutere. Governo pronto a intervenire, le proposte di Rimini


L'appello recente dei sindaci sembra aver raggiunto l'obiettivo: il Governo valuta un intervento legislativo per regolamentare il fenomeno degli affitti brevi. Rimini è tra le città in cui il fenomeno sta crescendo in maniera esponenziale, con i proprietari delle seconde case che affittano, a tempo, ai turisti (anche in occasione degli eventi fieristici e congressuali), sottraendo immobili al mercato degli affitti sul medio lungo-periodo, quello per famiglie, lavoratori e studenti, con conseguente aumento dei prezzi e l'aggravarsi dell'emergenza abitativa. Gli affitti brevi, come evidenzia l'assessore Juri Magrini, intervenuto oggi (sabato 22 aprile) sul tema, non vanno demonizzati, arricchendo "il ventaglio di opzioni dell'offerta ricettiva, andando incontro alle esigenze di una nuova clientela", ma hanno il difetto, appunto, "di aver dopato le dinamiche immobiliari".
Dal Comune di Rimini arrivano alcune proposte, che chiamano in causa l'amministrazione statale e quella regionale, per riequilibrare il mercato.
In primis presentare un emendamento al decreto legge 50/2017 (art. 4 Regime fiscale delle locazioni brevi). "Ad oggi – spiega Magrini – il reddito che deriva dalle locazioni brevi è assoggettabile alla cedolare secca (21%) fino ad un numero massimo di quattro appartamenti, che consente quindi un significativo risparmio di Irpef". Con l'applicazione della cedolare secca a una sola abitazione, verrebbe riequilibrato il beneficio fiscale. "Paradossalmente, gli affitti brevi creano una disuguaglianza economica: la società Nomisma ha calcolato che bastano 120 giorni di locazioni brevi per guadagnare l'equivalente di un anno in affitti a medio termine", sottolinea Magrini.
La seconda azione chiama in causa la Regione Emilia Romagna, chiamata ad attribuire, come avviene in altre regioni, il codice identificativo che viene attribuito alle strutture ricettive anche agli immobili destinati a locazione breve, meccanismo utile per il recupero dell'evasione dell'imposta di soggiorno e dell'Irpef. In secondo luogo l'amministrazione regionale dovrebbe diminuire – attraverso modifica della legge 16-2004 – il numero degli appartamenti affittabili in regime privatistico da tre a uno; e inoltre togliere il divieto, per gli appartamenti ammobiliati ad uso turistico, di farsi pubblicità, che potrebbe quindi portare all'emersione dei locatori brevi che ora evitano di dichiararsi al Suap.
Queste proposte possono affiancarsi, prosegue Magrini, a quella presentata solo poche settimane fa a Venezia dalla rete ATA (Alta Tensione Abitativa) che si fonda su alcuni principi di base: "limitare il numero di immobili dati in locazione breve, attribuire ai comuni la facoltà (e non l'obbligo) di individuare limiti e zone dove applicarli, evitare l'aggregazione di autorizzazioni in capo a un singolo soggetto e garantire comunque l'esercizio delle attività che non hanno un impatto sulla residenzialità e che sono realmente riconducibili alla sharing economy (come nel caso dell'affitto di singole stanze o intere case) per un massimo di 90 giorni".
Da Rimini c'è dunque volontà di collaborare con Stato e Regioni per trovare "le soluzioni più concrete ed efficaci al prbolema".
ric. gia.