Operazione Mirror: giovedì iniziano gli interrogatori

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Iniziano giovedì gli interrogatori di garanzia per le 20 persone arrestate lunedì mattina dai carabinieri di Rimini nell'ambito dell'inchiesta Mirror che ha "svelato complessi e fraudolenti meccanismi – scrive nell'ordinanza il gip di Rimini, Stefania Di Rienzo – tesi all'intestazione fittizia di locali pubblici da parte dell'organizzazione". Tra i capi d'imputazione ipotizzati dal procuratore capo, Paolo Giovagnoli e dal sostituto Marino Cerioni, c'é per 8 degli arrestati oltre l'associazione per delinquere anche l'aggravante di tipo mafioso. Per gli inquirenti Mario Cavaliere, 56 anni romano, era il capo di un'organizzazione quasi "militare" che si fondava sulle prestazioni alle volte violente di Massimiliano Romaniello, 39 anni, di Napoli, considerato uno "scissionista", Giuseppe Ripoli, 35 di Policoro e Stefano Zavanaiu, 40 anni di Sassari. Tra le telefonate intimidatorie ai danni di un imprenditore riminese, finito anch'egli ai domiciliari, Romaniello dice "noi siano 500, noi siamo gli scissionisti". Per 8 degli arrestati ora la competenza passa alla Dda di Bologna che ha già rinnovato la richiesta per le misure cautelari al gip bolognese. L'indagine Mirror però ha anche evidenziato – secondo gli inquirenti riminesi – che in Romagna ci sono imprenditori che pagano il pizzo. Cinque gli episodi di estorsione documentati dal nucleo investigativo dei carabinieri di Rimini. Tra i locali pubblici presi di mira dal clan c'erano due nightclub, il Lady Godiva di Rimini e la Perla di Riccione. Per aggiudicarsi la gestione dei due locali, gestiti da Francesco D'Agostino arrestato per false intestazioni di beni, scoppia una guerra tra bande. Da una parte D'Agostino che di fatto gestisce i locali con prestanomi, tanto che i carabinieri all'interno del "Perla" nel suo ufficio, troveranno un foglio di rendimento per ogni ragazza, e dall'altra i napoletani. Alla fine questi si accontentano della gestione del Lady Godiva. 

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