Ospedale Novafeltria, ecco cosa non funziona: presidente Aovam rilancia l'allarme
"A Novafeltria se uno si fa male, lo deve fare all'orario giusto". Con questa battuta Oddo Triani, presidente dell'Aovam, rilancia l'allarme sull'ospedale Sacra Famiglia. Una questione oramai nota da...

"A Novafeltria se uno si fa male, lo deve fare all'orario giusto". Con questa battuta Oddo Triani, presidente dell'Aovam, rilancia l'allarme sull'ospedale Sacra Famiglia. Una questione oramai nota da tempo, ma che torna fortemente d'attualità. A ottobre infatti arriveranno le decisioni prese dal nuovo direttore generale dell'Ausl Romagna, Des Dorides. C'è sempre l'ipotesi di trasformazione del Sacra Famiglia in ospedale di comunità, nosocomio per pazienti gestito da medici di famiglia. C'è comunque forte preoccupazione per la strategia di "messa in rete" avviata dall'Ausl unica, per una riqualificazione che assume il carattere del depotenziamento.
A Novafeltria il problema emerge soprattutto nelle ore notturne, quando un solo medico è disponibile tra 118 e punto di primo intervento. Guai dunque "a farsi male dopo cena", come sottolinea più volte Triani. Considerata l'ampiezza del territorio dei sette comuni dell'Alta Valmarecchia e la distanza che li separa da Rimini, sarebbe necessario un potenziamento del primo intervento, con personale qualificato – senza troppo turnover – per poter lavorare in un ospedale periferico come il “Sacra Famiglia” che al momento registra la mancanza di un ecografista notturno e che presto rischia di perdere il consulente chirurgo e l’ausilio dell’anestesista.
Facendo un passo indietro, in occasione del Consiglio Comunale aperto del 2 ottobre 2013, ai vertici dell'Ausl Rimini fu presentato un documento a firma di tutti i 7 sindaci e delle forze politiche dell'Alta Valmarecchia, in cui veniva sollecitato un potenziamento del “Sacra Famiglia”. In particolare vennero richiesti una soluzione funzionale della chirurgia e un pannello di esami di laboratorio funzionali per garantire l’emergenza/urgenza in vallata. Richieste avvallate dall'Ausl Rimini, secondo quanto emerso da un documento datato 7 novembre 2013, ma poi disattese, in attesa delle decisioni della nuova Ausl. In particolare la paventata chiusura del laboratorio analisi, con conseguente utilizzo di macchinari per lo sviluppo rapido delle analisi (POCT) da parte del personale infermieristico, vanificherebbe completamente quanto concesso nel 2013. Inoltre c'è il mai sopito dibattito sull'invio delle provette al laboratorio di Rimini per gli esami urgenti, ma non programmati, attraverso spedizioni giornaliere dal “Sacra Famiglia” e utilizzando mezzi dedicati ad orari fissi: con dubbi sulla consistenza dei risparmi ottenuti dalla dismissione del laboratorio.
Tale gestione degli esami è giustificata anche dalla centralizzazione del sistema ospedaliero riminese, che ruota attorno all'Infermi, la struttura meglio attrezzata per ogni tipo di emergenza. Un concetto ribadito più volte dai vertici della vecchia Ausl di Rimini. Il dottor Stefano Busetti, direttore del presidio ospedaliero di Novafeltria, non aveva utilizzato giri di parole per spiegare il concetto: "La rete significa non trovare tutto nel punto più vicino, ma trovarne di più nella rete". La centralizzazione non tiene conto però degli ormai atavici problemi di viabilità, che possono diventare drammatici in caso anche di emergenza. Come il nevone del 2012, ma anche un semplice incidente che può paralizzare la Marecchiese. E il traffico può anche concretizzarsi nella fila al pronto soccorso di Rimini, specie nel periodo estivo, quando gli accessi ad esso hanno un notevole incremento e potrebbe risultare impossibile accogliere adeguatamente la richiesta sanitaria della vallata.
L'invito finale del presidente Aovam Triani è quello di riaprire e riorganizzare il tavolo tecnico di vallata, “in cui anche i cittadini possano esprimere democraticamente il loro parere sul servizio sanitario in vallata”.