Saldi a Rimini in lieve calo rispetto al 2016 e le vendite non risolgono i problemi dei commercianti

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A una decina di giorni dall'inizio dei saldi, Federmoda traccia il primo bilancio per voce del Presidente Gianmaria Zanzini. Rispetto a un anno fa, le vendite sono stazionarie o in lieve calo. L'aumento delle vendite, durante il periodo delle promozioni, non aiuta i commercianti a uscire dalla crisi. Consumatori che sono costretti a risparmiare sugli acquisti, ma anche bollette e tasse sempre più care per i commercianti. Senza contare le problematiche sulla concorrenza fatta da centri commerciali e shop on-line. E le tariffe dei parcheggi comunali, che spingono il cittadino a rinunciare allo shopping in centro per "rifugiarsi" appunto nei più comodi centri commerciali. 

La nota di Zanzini

“Saldi, tema di grande interesse. Per cittadini consumatori, commercianti e pure per la nostra economia. A gennaio le vendite di d'abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori ed articoli sportivi avranno un valore attorno ai 5,3 miliardi di euro. Per capirsi è quanto l’Italia porta a casa in un anno con l’export di vino. Eppure una cifra di queste dimensioni, 15,5 milioni di famiglie fanno acquisti durante gli sconti, non si discosterà da quella dell’anno scorso, decimale di punto in più o in meno. Raccogliendo le prime impressioni degli esercenti riminesi: qualche decimale in meno. Nella nostra regione, infatti, le richieste di deroga alla norma nazionale, saldi dall’Epifania al 18 febbraio, con anticipi di sconti, giornate dell’offerta e quant’altro, non hanno migliorato gli incassi. In Emilia Romagna siamo stati gli unici a chiedere permessi per fare i saldi prima o durante Natale. Autorizzazioni prontamente concesse dalla Regione e risultato finale è tra lo scarso e l’assente. Evidentemente i problemi sono altri. Ci sono più merci in giro di quanto la gente possa e voglia comprare. Così l’inflazione non sale, la domanda non riparte. Lo dicono anche i dati di Rimini della scorsa settimana. I prezzi salgono nei servizi, bollette e energia sono più care. Scendono, invece, per moda abbigliamento. Insomma, con svendite e promozioni continue si abbassa ancora la marginalità, cioè lo scarno profitto dei piccoli commercianti, mentre i consumatori sono disorientati e demotivati all’acquisto da un rincorrersi infinito di “Black Friday”. Shop on line, GDO, Iper e centri commerciali, in questa situazione ci si trovano benissimo. La loro economia di scala, dimensione economica e finanziaria, gli offrono sempre più spazio di mercato. Federmoda così come Confcommercio non pensano certo che un mercato ultra regolamentato o norme protezionistiche nei confronti dei piccoli negozi, siano soluzione al problema. Però, la condizione necessaria alla vera concorrenza è che tutti operino a parità di condizioni e opportunità. Faccio un esempio. In un iper non paghi parcheggio e lo trovi sempre a ogni ora del giorno. In centro storico o sul lungomare, quando e se lo trovi, lo paghi. Magari il sabato si potrebbero avere tariffe più basse se non gratuite per chi va a fare acquisti. Per fortuna, la nostra amministrazione, a problemi come l’ondata di saracinesche abbassate e desertificazione urbana, presta attenzione. Ascolta e collabora con le associazioni di categoria e i commercianti. Ma c’è pure qualcosa che dobbiamo fare noi esercenti e commercianti. Il primo passo è aumentare il rapporto di fiducia con i consumatori, fidelizzarli, alzare la qualità del nostro servizio e del nostro prodotto. In questo i saldi sono un buon banco di prova. Prezzi, sconti, tipo di merce o prodotto, quantità effettiva di risparmio devono essere chiari e trasparenti. Il negozio di prossimità deve essere quello di cui ti puoi fidare e che decidi di scegliere per i tuoi acquisti. Un luogo dove non trovi solo un buon prodotto ma una persona in grado che da valore a quanto puoi spendere”.

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