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Novafeltria non è un'isola felice: spaccio e degrado. Varotti: "Riprendiamoci gli spazi del nostro Paese"

Novafeltria non immune a fenomeni di pericolosità sociale come lo spaccio. Le riflessioni di Cristiano Varotti aprono il dibattito pubblico, finora sopito

A cura di Redazione
10 febbraio 2024 11:00
Novafeltria non è un'isola felice: spaccio e degrado. Varotti: "Riprendiamoci gli spazi del nostro Paese" - Piazza Vittorio Emanuele II di Novafeltria, la fontana e il municipio
Piazza Vittorio Emanuele II di Novafeltria, la fontana e il municipio
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Novafeltria non è un’isola felice. Non solo perché, come tutte le località dell’entroterra, ha un tessuto economico in sofferenza e vive le conseguenze dello spopolamento.
A squarciare il velo di Maya è Cristiano Varotti, non in qualità di rappresentante del Partito Democratico locale, ma di cittadino, come precisa quando lo contattiamo telefonicamente.

A Novafeltria, infatti, c’è un grande problema di ordine pubblico. Sono in aumento le attività di spaccio, un fenomeno di pericolosità sociale.

Varotti ha pubblicato una sincera e dolorosa riflessione sul proprio profilo Facebook, evidenziando questa grave criticità. “Ogni volta che rientro a casa dal lavoro – scrive – trovo una situazione di abbandono e degrado non tollerabile. Non è accettabile che per intere parti della giornata, dalla mattina fino a notte inoltrata, il centro del paese sia alla mercé di gruppetti scalcagnati di piccoli spacciatori che fanno i loro porci comodi, del tutto indisturbati, in piena vista e senza alcuna preoccupazione. I giardini pubblici sono ormai divenuti del tutto infrequentabili e il massimo dello sfregio è vederli appostati proprio sotto il Comune, appoggiati al muro del palazzo che dovrebbe rappresentare il centro della vita di questa comunità”.

A Novafeltria ci sono spacciatori che intercettano clienti sotto i portici del palazzo comunale, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II, luogo di passaggio, oppure nei giardinetti pubblici, dietro il municipio, un tempo frequentati da famiglie e bambini. Ma non solo, come sottolinea Varotti nel suo post: “Se per caso qualcuno dovesse prendersi la briga di avventurarsi in una passeggiata per le vie del paese, potrebbe facilmente constatare la stessa problematica che infetta Via Superga, quel buco nero che è la zona del parco Marecchia attorno al Campo del Fiume, e addirittura la panchina di fianco alla statua di Padre Pio, davanti alla chiesa”.

Da una parte la prima riflessione è la seguente: a fronte di una così significativa offerta di droga, corrisponde una significativa domanda di droga. La comunità dovrebbe prima di tutto guardarsi dentro e interrogarsi su questo punto. Ma qui siamo sul discorso etico-morale e probabilmente si va fuori tema, perché c’è da affrontare un problema concreto.

Una risoluzione della questione chiama in causa la comunità ed è questo il fulcro del discorso di Varotti: “Se ce ne andiamo, se non occupiamo gli spazi pubblici di aggregazione, il parco, i giardinetti, la piazza; ecco, questi spazi vuoti vengono riempiti così. Ai giardinetti, da bambino, andavo da mattina a sera. Adesso non c’è più un bambino. Sono diventati un luogo deserto”.

Varotti ribadisce di parlare da cittadino e aggiunge: “Quello che manca è la volontà della gente di stare insieme e di organizzare cose, di animare questo posto, di proporre delle alternative. Le persone si devono aggregare e stare insieme: non si può sempre aspettare l’intervento verticale dell’amministrazione pubblica”.

Politica che certamente, nei limiti di bilanci comunali in sofferenza, può intervenire su luoghi abbandonati, utilizzando contributi statali ed europei: l’ex campo da calcio di via Superga, infatti, attualmente luogo consegnato al degrado, sarà riqualificato e diventerà una cittadella dello sport, spazi finalmente restituiti alla cittadinanza.

Tuttavia serve comunque un’azione di deterrenza, di contrasto a queste attività delittuose. Le forze dell’ordine hanno le mani legate e questo è un annoso problema che chiama in causa la politica, a livelli più alti, perché il nostro sistema giudiziario ha indubbiamente delle lacune; ma spesso sono gli stessi uffici giudiziari a essere rallentati dalla burocrazia o dalla propria inefficienza.

È vero, purtroppo: uno spacciatore arrestato può tornare a spacciare dopo poco tempo. A Rimini siamo testimoni, come giornalisti, di continui arresti delle stesse figure sorprese a spacciare, ma questo fenomeno ha anche lato che oserei definire positivo: il lavoro delle forze dell’ordine può comunque mettere “i bastoni tra le ruote” a chi crede di poter delinquere impunemente. Su questo punto Varotti concorda: “Hai ragione, questi vengono presi e il giorno dopo sono di nuovo in strada, ma bisogna continuare ad arrestarli. Bisogna rendere loro la vita difficile. Non possono essere attività fatte con la schiena appoggiata al palazzo del Comune”.

Serve quindi “un’azione di polizia più incisiva sul territorio e un’attività di monitoraggio e deterrenza anche attraverso le telecamere“. Politica, forze dell’ordine e cittadinanza, in sostanza, possono cooperare per porre un freno al problema.

Varotti ha lanciato il suo grido d’allarme su Facebook, usando parole che tanti cittadini hanno lasciato giacere nelle proprie menti. “Bisogna superare lo stato di indifferenza: se la gente occupa gli spazi, gli spazi vengono liberati delle influenze nefaste di questi personaggi. Bisogna sforzarci. metterci insieme e occupare gli spazi vuoti”.

Riccardo Giannini

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